L'economia dell'Emilia-Romagna rallenta: la regione si conferma uno dei territori 'locomotiva' d'Italia ma con criticità che non vanno sottovalutate. Secondo l'ultimo rapporto realizzato da Regione e Unioncamere, infatti, nel corso del 2024 il Pil (la ricchezza prodotta) cresce dello 0,9 per cento (+ 0,7 per cento lo scorso anno), la disoccupazione si attesta sotto il 4 per cento, però tirano il freno le esportazioni registrando negli ultimi 12 mesi una flessione del - 1 per cento. Per il 2025 si stima un Pil in linea col 2024 e probabilmente segnali di recupero dall'export. In pratica, si naviga senza scossoni, sicuramente senza strappi particolari e crisi come quelle del settore automotive e della moda certificano che non tutto va bene. L'Emilia-Romagna è in pratica bloccata amministrativamente da quando si sono tenute le elezioni europee (con l'addio del presidente Stefano Bonaccini) e adesso si aspettano le mosse del nuovo governatore Michele de Pascale che si ritrova in mano il volante di un'auto che senza un leader ha viaggiato col pilota automatico per gran parte del 2024. Non a caso, il neo presidente ha preso subito carta e penna lanciando un appello al Governo. 'Confrontiamoci, servono misure straordinarie per tutelare e rilanciare l'occupazione', il senso del messaggio recapitato alla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, al ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e a quello del Made in Italy, Adolfo Urso. Dalla cassa integrazione straordinaria ad aiuti per l'accesso: su questo de Pascale mette l'accento aspettando un segnale da Roma. La mossa è concreta e lodevole, però la regione ha bisogno anche di una visione a lungo termine e soprattutto che venga messo a terra un piano credibile e robusto per prevenire le alluvioni. Un territorio insicuro non è appetibile per gli investimenti e anzi si contano ancora le ferite lasciate dalla catastrofi che hanno colpito gran parte della regione. Resta poi da sciogliere il nodo delle infrastrutture, perché sul Passante nord (allargamento di autostrada e tangenziale nel nodo di Bologna) bisognerebbe arrivare finalmente al dunque e non lasciarsi andare solo a dichiarazioni sul fatto che servono anche le opere accessorie: intanto si aprano i cantieri. Così come occorre capire cosa si vuole fare degli aeroporti perché ora come ora non esiste né un sistema né un'armonizzazione (e lo stesso vale per le fiere). Il tempo non è infinito.
EditorialeLa locomotiva che frena