VALERIO BARONCINI
Editoriale

La doppia colpa nell’essere una vittima

La cronaca del martirio di Saman, la ragazza pakistana per il cui omicidio un’intera famiglia è a processo, sposterebbe ora la sua lente focale dal movente d’onore a quello economico

Quali verità si celino davvero dietro l’abisso di una confessione in carcere è faccenda complessa da dirimere. Ma la cronaca del martirio di Saman, la ragazza pakistana per il cui omicidio un’intera famiglia è a processo, sposterebbe ora la sua lente focale dal movente d’onore a quello economico, in nome di un presunto racket di matrimoni a 15mila euro. L’accordo economico ci sarà anche stato, ma è davvero difficile credere che quel collo spezzato, quella macelleria davanti ai genitori, con il padre a tenerla ferma come un animale, non sia avvenuta per il più abietto dei motivi, ovvero la negazione di un amore e l’affermazione di un presunto diritto patriarcale. Di recente una storia, da Brescia, ha riacceso l’attenzione sul tema dell’integrazione e della giustizia, in sede penale. I maltrattamenti alla moglie? "Sono un fatto culturale, in quanto l’imputato è originario del Bangladesh". Con queste motivazioni un pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione per un cittadino bengalese. Richiesta rigettata dal giudice per le indagini preliminari che aveva disposto l’imputazione coatta. Per il pm i presunti maltrattamenti sarebbero stati frutto dell’impianto culturale dell’uomo e non della sua volontà di annichilire e svilire la vittima, considerato che la disparità fra uomo e donna fa parte della sua cultura, fatto che la vittima avrebbe in origine accettato.

Ecco, nessuno può accettare la disparità, l’annullamento, la violenza, anche se sta in silenzio. Semmai, dovremmo chiederci cosa c’è ancora dietro questo silenzio che è, anzi, una richiesta d’aiuto. Non un’ammissione di colpa, come qualcuno potrebbe quasi far credere. E’ un’impostazione pleistocenica, che non tiene conto, per l’ennesima volta, delle vittime del reato. Un brutto vizio che spesso riempie i nostri tribunali. Ma che, soprattutto, è conficcato come un ospite invisibile e indesiderato in tantissime teste (dire ‘cervelli’ sarebbe decisamente troppo generoso).