MATTEO NACCARI
Editoriale

La crisi di Fabriano

Scoppia una nuova bomba occupazionale nelle Marche: la Fedrigoni, proprietaria delle ex Cartiere Milani, ha annunciato 195 licenziamenti, concentrati negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta

Scoppia una nuova bomba occupazionale nelle Marche: la Fedrigoni, proprietaria delle ex Cartiere Milani, ha annunciato 195 licenziamenti, concentrati negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta. In questi giorni tante le proteste, insieme a uno sciopero e a un fiume di interventi di solidarietà: si vedrà cosa succederà, ma intanto questo è l'ennesimo campanello d'allarme per un territorio, quello di Fabriano e delle Marche in generale, sempre più colpito da una crisi economica che non accenna ad allentare la presa.

Purtroppo la lunga onda del terremoto si sente ancora, in particolare nell'entroterra, ma Fabriano, simbolo dell'industria made in Marche, sta perdendo sempre più pezzi. L'ex Whirlpool, ora Beko, è alle prese con un futuro incerto, senza un piano dichiarato per l'Italia e con le preoccupazioni che seguono il recente annuncio di 1800 licenziamenti, con chiusura di stabilimenti, in Polonia. Non è una situazione facile per un tessuto produttivo che ha visto negli anni asciugarsi senza una inversione di tendenza. E ora a questo si aggiunge la Fedrigoni, che in pratica ha deciso di dismettere la divisione che si occupa degli uffici, come la produzione di carta, ridimensionando quindi l'organico. Ci saranno tavoli ministeriali, anche per la Beko, aspettando comunque una presa di posizione decisa da parte della Regione che deve diventare protagonista con politiche anti chiusure.

Ne hanno bisogno i marchigiani che non possono pensare di vivere solo di grazie al turismo e all'agricoltura, perché è dall'industria che arriva ricchezza anche - e non va dimenticato mai - per tutto l'indotto, il reticolo di piccoli artigiani che riforniscono di materiali e servizi queste grandi realtà. Fabriano, tra l'altro, proprio in questi giorni ha pianto Francesco Merloni, morto a 99 anni. Capitano d'industria simbolo delle Marche ha creato Ariston Group, ora guidata dal figlio, multinazionale presente con siti in 17 nazioni, con 3,1 miliardi di ricavi e quotata in Borsa. Per ritornare a correre servirebbero imprenditori come lui. Che purtroppo nelle Marche scarseggiano. Ma giocare solo in difesa alla lunga non porta da nessuna parte: bisogna pensare e mettere in campo politiche di rilancio. Altrimenti non resterà che pian piano registrare una chiusura dopo l'altra. Con tanti saluti alla Fabriano che fu.