Massimo Pandolfi
Editoriale
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La Bolkestein e...Ceschina

Nella complicatissima e (ce ne scusino i diretti interessati) ormai noiosissima questione delle spiagge, dei balneari, delle aste, dei bandi e della legge Bolkestein che l'altro giorno è arrivata ai titoli di coda (ma sarà vero?), ecco una storiella che ci fa un po' sorridere e magari ci dà pure sollievo.

La storiella comincia dalla prima guerra mondiale, la Grande Guerra. I nostri soldati avevano bisogno di difendersi dalle armi chimiche e un valente imprenditore lombardo, Luigi Gaetano Ceschina, convertì la sua produzione di cotone idrofilo e materiale di medicazione in maschere antigas. Qualcosa del genere è accaduto in anni recenti per il Covid, coi respiratori ad esempio. Allora lo Stato, che non aveva molti soldi liquidi..., pagò Ceschina offrendogli dei terreni, anche vicini al mare. Ceschina diventò in sostanza proprietario di quelle che divennero poi spiagge.

Il nostro Andrea Oliva racconta magnificamente sul giornale odierno questa storia e si scopre così che ora quei tratti di spiaggia non sono soggetti alla legge Bolkestein, perché non sono più ovviamente demaniali (lo Stato li ha ceduti come contropartita delle maschere antigas) ma dei privati o dei Comuni. E uno di questi Comuni (Misano Adriatico) acquistò in un secondo momento da Ceschina praticamente tutti i terreni che ora rappresentano la spiaggia di 90 stabilimenti balneari su 93.

Nei Lidi Ferraresi quasi la metà degli arenili è privata. La stessa cosa succede in altre zone romagnole e nel Conero.

Insomma, parliamo e straparliamo della Bolkestein, ma c'è anche chi, grazie in particolar modo a ciò che accadde 100 anni fa, dell'Europa può tranquillamente infischiarsene.