Sono rimasto veramente sorpreso nelle leggere le notizie di questi giorni su una cellula jihadista scoperta in città e guidata da una ragazza di 22 anni residente nel quartiere Bolognina. Lei come gli altri, che i magistrati, hanno giudicato pericolosi sono giovani apparentemente integrati e già da anni domiciliati in Italia. Quindi ciò mi fa pensare che non solo chi arriva dalle aree del terrorismo costituisce un pericolo. Dobbiamo sempre guardarci le spalle e non abbassare mai la guardia.
Giovanni Morelli
Risponde Beppe Boni
Le indagini sull'organizzazione terroristica under 30 che proclamava la "guerra santa" guidata dalla fanatica Rida Mushtaq, appena ventiduenne e influencer del terrorismo, sono ancora in corso. Vedremo se oltre ai cinque indagati, già interrogati, il campo dei coinvolti è più largo e fino a che punto avrebbe potuto arrivare se non fosse intervenuto il Ros, Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri. L'indagine dimostra che non ci si può più stupire se, come in altri casi, i coinvolti sono giovani già residenti in Italia e formalmente integrati con lavoro e amicizie locali. Il terrorismo non ha confini, il fanatismo religioso si radica anche nella mente di chi abita in Occidente. Non pensiamo che i militanti della jihad arrivino sui gommoni. L'Islam radicale può contagiare chiunque perché il veicolo principale oggi è il web. Infatti la baby -terrorista pakistana della Bolognina è una influencer che sventolava la bandiera della guerra santa islamica attraverso le chat e internet, non aveva bisogno di convocare incontri segreti in presenza per reclutare soldati. E proprio il mezzo digitale può essere usato come un'arma impropria soprattutto dai più giovani che entrano al McDonald's per mangiare un hamburger e il giorno dopo chattano su Tiktok, Instagram e X con i tifosi di Al Qaeda esaltando la "guerra agli infedeli".