C’è un grande assente nella campagna elettorale per viale Aldo Moro, quando si parla di infrastrutture e, in particolare, di infrastrutture bolognesi: il Passante. Il dibattito sulle infrastrutture, finora, è stato monopolizzato dalle discussioni su un nuovo sistema regionale degli aeroporti, viste le difficoltà estive del Marconi, avviato e sostenuto in particolar modo dal Pd e da quei comuni romagnoli pronti a correre in soccorso di via del Triumvirato. Su un’opera che invece sarebbe già dovuta essere cantierizzata nei suoi interventi più impattanti, e la cui mancata realizzazione ha ripercussioni praticamente quotidiane sul traffico di tutta la regione, è calato il silenzio totale.
L’ultimo a parlarne apertamente è stato il sindaco Lepore, nella sua intervista di Ferragosto con questo giornale, soffermandosi però più sull’urgenza di realizzare le opere ’green’ connesse al Passante, che sul Passante stesso. Conseguenza, questa, anche di uno stallo a livello nazionale a causa dell’aumento dei costi dell’opera, con Mit e Autostrade non ancora arrivati a un accordo definitivo su come coprire queste spese extra. Ma è singolare che, nella campagna elettorale di cinque anni fa, il Passante fosse da un lato (centrodestra) l’opera da fermare a tutti i costi e dall’altro (centrosinistra) quella da difendere con le unghie e con i denti, mentre oggi sia praticamente sparito dal dibattito, almeno per il momento. È vero: sono cambiate le priorità, è mutata l’agenda politica locale e nazionale e per di più abbiamo anche vissuto una pandemia che non si vedeva da un secolo. Ma una cosa è rimasta uguale a se stessa: tutti continuiamo a rimanere in coda perché il nodo di Bologna è ancora fermo, nei suoi caratteri fondamentali, al 1967.