Quando si parla di immigrazione dovrebbe esserci un’unica parola da tenere sempre a mente, al di là degli schieramenti politici o delle convinzioni personali, ovverosia la parola gestione. Inutile sperare in soluzioni salvifiche o in una retromarcia della storia: nei prossimi anni – e c’è da scommettere, anche nei prossimi decenni – le migrazioni dall’Africa continueranno come e più di prima. E l’Italia, per questioni prima di tutto geografiche, ne sarà interessata quanto e come oggi. Di fronte a un tema così epocale, bisognerebbe dunque capire che la gestione viene prima delle ideologie e delle risposte identitarie buone solo per il proprio elettorato di riferimento.
Anche perché negli anni le carte, su questo argomento, si sono rimescolate a fondo, tanto a destra quanto a sinistra. Quindi non può che essere positivo vedere come Comune e Ministero dell’Interno siano riusciti in pochi giorni a dare una prima, concreta risposta al problema dei minori non accompagnati con la creazione di un nuovo hub a Sasso Marconi. Meno positivo è invece il braccio di ferro tra Roma e Bologna che si sta profilando sul Cpr (centro per il rimpatrio), chiesto a gran voce anche dalle forze dell’ordine e che comunque sarà prima o poi realizzato in regione, come stabilito dal ‘decreto Cutro’. Si può discutere sull’efficacia di questi centri ed è doveroso farlo se di mezzo c’è il rispetto dei diritti umani, ma di sicuro la questione delle espulsioni degli immigrati irregolari e di chi ha commesso gravi reati è un tema ineludibile. Che, per l’appunto, va gestito nel modo migliore, senza ideologie o pregiudizi. Altrimenti, il passaggio da una non-gestione a una mala-gestione sarà brevissimo. E a rimetterci saranno tutti i cittadini.