Editoriale

Il tartufo, patrimonio da difendere

Bologna, 30 giugno 2024 – Le montagne e le colline bolognesi, vedi la pregiata zona di Savigno, sono ricche di tartufo. Non saremo come Alagna, ma abbiamo comunque un patrimonio importante. E questo patrimonio va difeso e tutelato sotto ogni aspetto. Ci sono, per esempio, troppi cercatori abusivi che poi commerciano il tartufo senza alcun titolo. Cosa fare? Forse servono maggiori controlli da parte delle autorità preposte. I boschi non sono zone da saccheggiare, ma un valore della collettività da difendere.

Rolando Manfredini

Risponde Beppe Boni

I controlli non mancano e se ne occupano in prevalenza i Carabinieri forestali che svolgono un lavoro egregio, ma pattugliare i boschi non è come muoversi sulle strade. I controlli effettuati da Carabinieri forestali, polizie provinciali e guardie ecologiche volontarie hanno registrato oltre un centinaio di verbali, ordinanze, confische nel 2022 e più o meno la stessa consistenza l'anno scorso. La stessa Regione Emilia Romagna si è mossa molto bene proprio sulla tutela e sulla promozione del tartufo con una legislazione precisa e con attenzione agli abusivi. L'ente ha stretto anche un forte rapporto di collaborazione con le associazioni per la manutenzione e la tutela dei boschi. Il quadro delle regole regionali poi si integra con da una normativa nazionale su ricerca, raccolta, coltivazione e commercio. L'attività della raccolta del tartufo rappresenta sempre più una valida alternativa all'agricoltura in ambito collinare e montano. Sulle tartufaie controllate la provincia di Forlì-Cesena risulta regina per numero e superficie. Poi c'è il fronte della promozione del prodotto regionale. Nel 2022 è stata varata la prima campagna promozionale del tartufo anche attraverso i social network, per diffondere meglio gli eventi sparsi in Emilia Romagna.

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