ALESSANDRO VESPIGNANI
Editoriale
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Il pollice del diritto

Bologna, 13 luglio 2023 – Forse si è fatto una risata. Magari, invece, si è rivoltato nella tomba. Oppure, perché no?, ha pensato a una nuova frontiera del diritto. Di sicuro Bartolo da Sassoferrato – uno dei più grandi giuristi della storia, le cui opere sono analizzate e studiate anche a distanza di quasi 700 anni dalla sua morte – non sarebbe rimasto indifferente leggendo la decisione di un giudice canadese. L’emoji con il pollice rivolto verso l’alto – ha sentenziato il magistrato – vale come una firma. L’aveva mandato il titolare di una ditta in risposta a un contratto di fornitura inviato via sms.

“Ma era solo il modo di confermare la ricezione del documento" si era giustificato l’uomo. Niente da fare: quell’ok è come una firma, la fornitura si deve pagare. Sessantamila dollari, o giù di lì. Il simbolo dell’approvazione accettato dalla giurisprudenza è un segno dei tempi. La velocità della comunicazione digitale contro i sentieri lunghi e tortuosi della burocrazia. D’altronde, fu proprio Bartolo da Sassoferrato – dando il massimo rilievo nei suoi lavori all’aspetto rituale e formale del diritto – a iniziare una rivoluzione culturale nel modo di intendere e applicare le leggi, privilegiando sempre il rigore dell’accertamento sostanziale anche in una società medievale attraversata da una endemica violenza. Sì, è vero, l’emoji si presta a una interpretazione soggettiva dei suoi effetti. Ormai, però, questo modo di esprimersi fa parte della nostra vita quotidiana. Dunque, anche del diritto.