GIANMARCO MARCHINI
Editoriale
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I dogmi di Motta e i trapizzini di Hummels

C’è una parte di Bologna che aveva deciso già a giugno che Vincenzo Italiano non fosse l’allenatore giusto. La sua colpa? Non essere Thiago. Come se ormai si potesse contemplare un solo modo di coniugare il calcio: in portoghese. Italiano ora sta virando, ma all’inizio ha fatto un grande gesto, per nulla scontato, che, però, a conti fatti, si sta forse rivelando il più grosso ostacolo: aver cercato di restare il più vicino possibile a quell’idea di pallone con cui Freuler e compagni erano stati indottrinati. Eccesso di rispetto, quello dell’ex tecnico viola, che ha provato a snaturarsi un po’ lui per non toccare le certezze accumulate da un gruppo molto giovane. Un gruppo molto giovane che sembrava non poter prescindere da Mats Hummels, il quale, nel frattempo, dopo un’estate tra spiagge e padel, ha scelto Roma. Contributo alla causa giallorossa? Zero assoluto, sempre in panchina, ma molto attivo sui social dove si fa immortalare in città, stiloso e armato di un trapizzino alla parmigiana. Come un influencer qualunque.

Ora si alzerà in piedi qualcuno per dire che Pavlidis con 2 gol ha sotterrato l’Inghilterra, mentre Dallinga l’Inghilterra l’ha fatta (quasi) da turista. “Con il greco avremmo molti più punti”. Però poi quanto avrebbe giocato Castro? La verità è semplice: servono equilibrio e tempo nei giudizi. Anche sul mercato. Motta - un predestinato, certo - con il Cagliari perde due punti perché Vlahovic al 75’ si divora il 2-0. Vlahovic, non Dallinga.