SERGIO GIOLI
Editoriale
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I clienti degli spacciatori

Il ministro Piantedosi ha promesso più poliziotti e carabinieri a Bologna. Li aveva chiesti il sindaco Lepore dopo l'ennesimo, tragico episodio. È inevitabile che la risposta, arrivati a questo punto, sia una risposta di polizia, perché la situazione in certe zone della città appare fuori controllo (e stupisce la reazione di una fetta della maggioranza di sinistra che accusa il sindaco di voler vestire i panni dello sceriffo). Detto tutto ciò, va fatta una riflessione, spiacevole, che chiama in causa la città. L'allarme criminalità a Bologna - lo dicono ad esempio i poliziotti del Silp e lo confermano le ricerche di cui parleremo tra poco - non è un allarme legato a grandi organizzazioni criminali bensì un allarme di criminalità diffusa che ha un minimo comun denominatore: la droga. La droga porta violenza per il controllo delle piazze, ma anche rapine e stupri. E la droga c'è perché c'è chi la compra. Non esiste offerta senza domanda, non c'è spacciatore senza consumatore. Gli immigrati irregolari sono il veicolo e sono anche gli autori delle violenze di strada, ma il popolo dei clienti è ben più vasto. Secondo l'Istituto Mario Negri, nel 2023 Bologna era al terzo posto in classifica per consumo di cocaina (15,8 dosi al giorno ogni mille abitanti), sempre al terzo posto per consumo di cannabis (79,9 dosi) e addirittura prima per consumo di Ecstasy (0,33 dosi). Scivola al sesto posto solo per quanto riguarda l'eroina. La sensazione è che si stia affermando, nell'immaginario collettivo della città e in certi ambienti politici, l'idea che il consumo di alcuni stupefacenti non sia cosa riprovevole. Non a caso soltanto l'eroina (cioè la droga dei tossici) non guadagna terreno. Volano, invece, le droghe da sballo, da serata tra amici, da festa di classe, da ritrovo universitario. Si potrebbe dire: ognuno è libero di fare di se stesso quello che gli pare. Tesi più che legittima, se non fossero in vigore leggi dello Stato che, sulla droga, dicono il contrario. Quindi, o si cambiano le leggi e si liberalizzano le droghe (perlomeno quelle leggere) o, semplicemente, le droghe non si vendono e non si comprano. Senza una presa di coscienza culturale che inverta la tendenza, gli spacciatori per strada ci saranno sempre, e con loro gli accoltellamenti, le rapine e gli stupri.