Editoriale

Giorgio Morandi, il genio e la bambina

Nel 1960 iniziai l’attività di capostazione a Grizzana sull'Appennino. Il paese distava due chilometri. Una stradina di 200 metri, collegava la stazione alla via comunale. Mia moglie portava la bambina, tre anni, lungo la stradina, poco praticata. Le indicava i vari colori della natura. Ogni tanto dal treno proveniente da Bologna, scendeva un anziano signore. Si fermava a parlare con mia moglie, confermando l’importanza di far conoscere ai bambini i colori. Poi riprendeva il cammino verso Grizzana. Dissi a mia moglie: "Si ferma a parlare con te? E’ il pittore Giorgio Morandi…di solito non parla mai con nessuno"

Oriano Orsi

Risponde Beppe Boni

Giorgio Morandi (1890-1964), genio inimitabile della pittura metafisica e delle nature morte, era come se vivesse in un mondo tutto suo fatto di sensazioni segrete che poi sapeva tradurre rivelandole alla gente nelle sue pitture. Era un uomo dallo sguardo intenso e trasognato, qualcuno lo definiva allampanato. Di poche parole, tendeva a schivare la mondanità, un mondo che invece lo cercava per la sua genialità riconosciuta. Ha vissuto buona parte della sua vita nella casa studio di via Fondazza 36, nel centro storico di Bologna, che condivideva con le tre sorelle: Anna, Dina e Maria Teresa. Giorgio Morandi dunque aveva ha un carattere schivo e solitario, che lo portò a non lasciare quasi mai la sua città dove ha sempre lavorato nella casa studio. Conosceva il mondo e il mondo apprezzava lui, ma fu sempre identificato come il pittore del silenzio. Nella sua vita solitaria amava la tranquillità di Grizzana, il paesino che poi ha adottato anche il suo cognome diventando Grizzana Morandi. Nelle sue pitture non utilizzava quasi mai colori forti, eppure amava i colori in ogni loro aspetto. E' per questo che ne parlava alla bambina e alla sua mamma, come confidandosi a due amiche discrete che salutava dopo essere sceso dal trenino che saliva da Bologna per raggiungere la sua residenza estiva.

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