ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale
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Fabriano, il declino del distretto

Sul (fu) distretto di Fabriano dissanguato da anni di crisi e chiusure incombe la tempesta perfetta nei giorni dell’addio a uno degli artefici del miracolo manifatturiero marchigiano, quel Francesco Merloni capitano d’industria (parlamentare e ministro) che con l’azienda di famiglia e la produzione di elettrodomestici e termosanitari ha fatto le fortune di una regione. Non bastassero le incognite agitate dai sindacati sul futuro occupazionale alla Beko Europe, la multinazionale nata dall’accordo tra i turchi di Arcelik (al 75% del capitale) e Whirlpool (ex Indesit) con 1.500 dipendenti marchigiani negli stabilimenti di Comunanza e Fabriano, ecco lo choc dei 195 esuberi nei due siti produttivi di Fabriano e Rocchetta annunciati dal Gruppo Fedrigoni, proprietario delle ex Cartiere Miliani, che dal primo gennaio dismetterà Giano, il ramo d’azienda che si occupa del business dell’ufficio. Stop alla produzione, via alla procedura di licenziamento collettivo per quasi duecento dipendenti in un territorio “già duramente provato dalla de-industrializzazione”, per dirla con l’arcivescovo Massara, che ha espresso solidarietà alle famiglie. Sul come e perché si sia arrivati in anni e anni di stillicidio allo sprofondo rosso del distretto fabrianese si potrebbero interrogare fior d’economisti, ma qui ci basta rilevare come le ragioni (e le conseguenze) della globalizzazione varchino non solo i confini marchigiani, ma anche quelli italiani ed europei, e abbiano inciso pesantemente sulla manifattura italiana, non solo marchigiana, per lo squilibrio tra Paesi, gruppi industriali e deficit tutti nostrani (“piccolo non è bello, ma pericoloso”, sostiene da sempre un industriale di lungo corso). Sul futuro e la vocazione del territorio e di una regione in cerca d’autore – che arranca e scivola via via nelle retrovie – va aperta quanto prima una riflessione seria. Chi siamo, dove vogliamo andare e cosa faremo da grandi? Dal 2003 al 2022 a Fabriano sono sparite 180 imprese, oggi ci sono già circa 3.700 disoccupati, 2.400 over 45, e 900 di essi non percepiscono neanche l’indennità mensile di disoccupazione Naspi. Non basterà mettere l’ennesima toppa.