VALERIO BARONCINI
Editoriale
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Elezioni in Emilia Romagna: due candidati veri

Ora che i i candidati sono entrambi ufficiali, abbiamo una certezza: la partita in Emilia-Romagna sarà vera, si giocherà sulle proposte e sulla presenza nei territori, perché Elena Ugolini e Michele de Pascale sono due candidati veri. Veri e competenti.

Da una parte una dirigente scolastica che ha speso una vita tra e per i giovani, mamma, con un bagaglio di governo a Roma sotto vari colori politici; dall'altro un sindaco millennial ma con esperienza e rapporti di alto livello. Scamperemo alla abbruttita filosofia del 'Voto il meno peggio' e potremo concentrarci su programmi e idee.

Per ora abbiamo visto due diversi stili: in Ugolini un'azione puntuta per (ri)mettere la persona al centro, per una proposta che sia non solo politica ma anche culturale, con una fermezza e una moderazione che solo una civica vera può dare. Ugolini dovrà avere la forza di trovare una grammatica 'nuova' rispetto al tema della 'liberazione' dal dirigismo che in Emilia-Romagna è affrontato ormai dagli anni Novanta e che in molti dirigenti anche Pd è decisamente superata.

In De Pascale stupisce per ora l'azione di discontinuità, soprattutto sul sistema dell'emergenza e dei Cau e sull'urbanistica. Nessuno potrà accusarlo di essere una marionetta nelle mani di Bonaccini, semmai lo aspetteremo al varco per vedere, in caso di elezione, quante di queste promesse verranno interamente realizzate.

Le polemiche per ora sono concentrate sull'alluvione e sulla questione rimborsi/ricostruzione/prevenzione: un teatrino rinfocolato anche dai rispettivi alleati e sostenitori che onestamente non è all'altezza del profilo dei due. Sull'alluvione c'è soprattutto la vita delle persone in ballo, da entrambi i fronti servirebbe uno stop alle polemiche e un momento di concentrazione sui fatti, per portare a casa maggiori risultati.

Curioso anche lo 'scontro' sulle liste civiche a sostegno: oltre 40 per De Pascale, oltre 100 per la Ugolini.

Ci permettiamo di ricordare a tutti, nel rispetto della dialettica politica e delle campagne elettorali, che non bisogna vergognarsi dell'appartenenza ai partiti o dell'appoggio dei partiti, perché la politica è prima di tutto servizio; che il civismo non dà in automatico patenti di bravura o competenza né può essere utilizzato come una diminuito; quello che conta davvero è quanto si propone, e come. Se l'onestà intellettuale viene prima della strategia, non può che essere ripagata.