GILBERTO DONDI
Editoriale
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È rimasta soltanto la violenza

Ultimo, eclatante episodio: le minacce di morte all’assessore ai Lavori pubblici Simone Borsari. Minacce decisamente preoccupanti, tanto da spingere la Prefettura a mettere Borsari sotto protezione. Tutta la città ha reagito con una solidarietà unanime all’assessore, solidarietà cui si associa anche il Carlino. Gli unici a non dire una parola sono stati, guarda caso, gli attivisti del comitato Besta. Una scelta di campo ben precisa. Tacere (o, peggo, rincarare la dose) di fronte agli assalti e alle minacce dei violenti significa appoggiarli.

E con questo tipo di persone, spiace dirlo, è inutile aprire un dialogo. Quello che succede al Don Bosco è sotto gli occhi di tutti. Una frangia di professionisti del disordine si è impossessata del parco, ha installato una tendopoli e bivacca lì notte e giorno. Si è impadronita di quella parte di città e la sta mettendo a ferro e fuoco ogni volta che può.

Il tutto sotto gli occhi benevoli di chi dice di voler solo salvare gli alberi. Ma qui gli alberi non c’entrano proprio niente. Ormai l’unica cosa che conta è cercare lo scontro e alzare il più possibile il livello della tensione. Questo non è più tollerabile. La città non può rimanere in ostaggio per mesi di questi facinorosi. Anzi, chiamiamoli con il loro nome: delinquenti. Anche perché, casellario alla mano, è tutta gente con una lunga lista di precedenti per reati di piazza.

La città deve reagire compatta. Non ci devono essere distinguo. I violenti vanno cacciati. Senza se e senza ma. Il cantiere per costruire la nuova scuola (e anche la vicina linea del tram) deve andare avanti, come ha spiegato il sindaco Matteo Lepore.

E con lui il ministro Matteo Piantedosi, il prefetto Attilio Visconti e i vertici delle forze dell’ordine. Bologna da tempo è nel mirino di anarchici che vengono da fuori. Anche alle Besta stanno convergendo frange estremiste da mezza Italia. Serve una risposta forte.

La risposta di una città unita contro la violenza.