Bologna, 15 dicembre 2024 – Ma che giustizia abbiamo? Mi pare assurdo leggere che il commissario della Polizia locale di Anzola, Giampiero Gualandi, vada agli arresti domiciliari dopo aver ucciso una collega di soli 33 anni. Così si umiliano le vittime e i loro cari. Con una legge seria l'omicida finisce in carcere e ci sta. A volte si vedono assassini protagonisti di trasmissioni televisive. Altre volte si discute se c'è premeditazione o meno, in delitti effettuati con decine di coltellate. La nostra giustizia deve essere più giusta.
Riccardo Ducci
Risponde Beppe Boni
È comprensibile che faccia male e crei disagio morale vedere che esce dal carcere un rappresentante delle forze dell'ordine autore di un omicidio ( e su questo non ci sono dubbi) nei confronti di una collega, Sofia Stefani, con cui c'era un rapporto sentimentale. Per la Procura della Repubblica il commissario della Polizia locale di Anzola, Giampiero Gualandi, ha ucciso deliberatamente, per il suo legale dalla pistola appoggiata sul tavolo è partito inavvertitamente un colpo durante una colluttazione. Se dovessi scommettere propenderei per la prima versione. Infatti la Procura della Repubblica ha presentato ricorso contro il provvedimento del Giudice delle indagini preliminari. I domiciliari concessi per la seconda volta (la prima erano stati revocati) in attesa del processo sono una scelta eccessivamente garantista che si poteva evitare? Secondo i familiari della vittima e secondo buona parte dell'opinione pubblica certamente sì. Ma il giudice è sovrano nelle proprie decisioni. Ora pare che si attenda il braccialetto elettronico che fino a una settimana fa mancava per poterlo applicare all'imputato. La scelta del giudice è da rispettare, ma inevitabilmente lascia molto perplessi.