Il corpo di una donna inghiottito dal fiume e trascinato per venti chilometri, fino al mare. L’autostrada invasa dalle acque come mai era accaduto. Un lago – sì, un lago – tracimato, con migliaia di pesci finiti incredibilmente in mezzo a una strada, a boccheggiare esausti davanti agli occhi spalancati di persone sgomente. Gli uomini e le donne salite sui tetti per non affogare. I morti, tanti, ancora una volta troppi. E i sopravvissuti per caso.
Sta succedendo adesso, sta succedendo qui, sta succedendo in Italia, tra le nostre case, lungo le nostre strade. E allora sì, d’accordo. La portata del fenomeno meteorologico che in due giorni ha devastato l’Emilia-Romagna, le Marche e la costa adriatica fino all’Abruzzo è davvero eccezionale, una cosa mai vista. Ma proprio per questo, proprio perché da un po’ di tempo in qua accadono cose mai viste, abbiamo il dovere di chiederci cosa possiamo fare noi, cosa ha fatto – e soprattutto cosa non ha fatto – l’uomo per evitare questo dolore, questi incalcolabili danni.
Bisogna fare qualche cosa. Lo deve fare ovviamente chi ci governa, chi ci amministra. Deve, chi ha il potere di agire, finalmente mettere in sicurezza questo paese ormai sospeso tra siccità e alluvioni, perennemente in bilico tra un’emergenza e un’altra. Questo è quello che conta.
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