MATTEO NACCARI
Editoriale
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Coprifuoco nei cieli di Rimini

All’aeroporto di Rimini dopo le 23 non si arriva e non si parte. I controllori di volo, infatti, alle 23 in punto devono staccare dal lavoro e ogni aereo in ritardo va dirottato altrove. Così pochi giorni fa un volo della compagnia Ryanair in arrivo da Praga invece che in Romagna è atterrato a Bologna con tanti disagi per i suoi 180 passeggeri.

La colpa – va sottolineato – non è di chi amministra il Fellini o del sindaco, ma dell’Enav (Ente nazionale di assistenza volo) che non autorizza gli straordinari agli assistenti, però non è possibile che in una città turistica come Rimini avvengano situazioni come queste. Tra l’altro il panorama negli aeroporti della regione non è dei più tranquilli perché è vero che c’è stato un impatto devastante sul traffico del down informatico di Microsoft, però i disagi sono frequenti. Si va dai ritardi nei voli e nella consegna dei bagagli agli spazi non adeguati; insomma, da Bologna a Rimini le spine ci sono. Il problema non nasce da una malagestione, ma probabilmente dall’aver sopravvalutato le strutture e la loro capienza, spingendo l’acceleratore sui voli, aumentando mete e frequenze senza in parallelo un piano di adeguamento degli scali. E’ quanto successo ad esempio a Bologna, dove la ristrutturazione è in corso nel bel mezzo della stagione turistica.

Quello che serve, ed è da anni che si chiede, è una regia unica da parte della Regione per gli aeroporti che cerchi di armonizzare l’offerta dei poli romagnoli di Forlì e Rimini con quella di Bologna, come se il sistema fosse unico e non in concorrenza. E’ un ragionamento che va fatto il prima possibile per non ritrovarsi improvvisamente indietro negli anni quando per stare in piedi gli aeroporti regionali avevano sempre bisogno di importanti iniezioni di capitali pubblici. Guardiamo lontano, per volare ancora.

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