Della mancata manutenzione delle aree boschive si è più volte parlato (Serve una legge che obblighi a questa pratica), ma le cose sono in peggioramento. In questo modo non si agevola il turismo. Segnalo il caso che riguarda la zona di Pian del Voglio - Valserena. Gli scoli a bordo strada non raccolgono più l’acqua essendo pieni di foglie, di erbacce e rovi che, a lora volta, non tagliati invadono ormai il manto stradale, restringendolo ulteriormente e con gravi pericoli. Si pagano tasse al Comune e ai vari consorzi di bonifica che non hanno competenze al riguardo. Facciamo in modo che chi ce le ha, provveda.
Floro Turchi
Beppe Boni risponde L'alluvione dell'anno scorso e anche i recenti nubifragi (compresi quelli di ieri tra Ferrara e la Romagna) ci hanno insegnato che il perfetto funzionamento delle opere idrauliche (dove esistono) non può essere un optional, ma deve costituire un obbligo. Dalle casse di espansione alla pulizia dei fiumi dai detriti, non è più possibile rimandare la manutenzione di ampie aree della pianura. Idem per l'Appennino. Se le emergenze climatiche allagano la pianura fanno anche franare la montagna. Dalle colline in su si incrociano spesso competenze di vari enti, dalle bonifiche, ai Comuni, alla città metropolitana, agli stessi privati proprietari dei terreni, ma talvolta il risultato è che nessuno interviene o si interviene raramente. Le aree boschive vanno monitorate, gli scoli a bordo strada vanno puliti, gli ostacoli come alberi caduti o fogliame vanno rimossi. Il clima è mutato e oggi è capace di incursioni furibonde, di conseguenza deve cambiare anche l'approccio umano. Non esiste altra soluzione. C'è un intreccio di competenze non sempre chiaro. Sbrogliatelo per favore. Per evitare erosioni, frane e smottamenti è necessario governare lo scorrimento delle acque da monte a valle. Lo scrivono le bonifiche nei loro siti web. E allora sotto a chi tocca.
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