Editoriale

Caserme dismesse tra burocrazia e degrado

Le caserme abbandonate di Bologna ormai fanno parte del paesaggio urbano. Da anni se ne parla, ci viene detto che verranno riconvertite, magari in campus universitari per dare respiro agli studenti. Ma restano lì, inutili e deserte, mentre i giovani continuano a pagare affitti esorbitanti per alloggi improvvisati o in sovraffollamento. Forse è solo una prova di resistenza, una lezione pratica sulla pazienza che ogni cittadino dovrebbe imparare. Nel frattempo, ci accontentiamo di ammirare questi monumenti al degrado.

Giorgio Colliva

Risponde Beppe Boni

Il nodo delle caserme abbandonate riguarda tutta Italia. Da quando è stato abolito il servizio militare di leva molte strutture sono state svuotate e solo una minima parte è stata riconvertita. Ad affondare progetti e ristrutturazioni eventuali è la burocrazia - pachiderma che trascina idee e prospettive fino ad abbandonarle. In tutta Italia sono circa 1500 le caserme in attesa di essere rigenerate.A Bologna e dintorni sono una ventina le strutture in attesa d'autore per una superficie stimata di 450 mila metri quadrati. In tutto il Paese le caserme dismesse sono passate in gran parte all'Agenzia del demanio che ha in carico la gestione ed eventualmente la cessione degli immobili. Per cercare di ridurre la zavorra del debito pubblico nella manovra del 2007 lo Stato avviò un Programma unitario di valorizzazione degli immobili di proprietà della Difesa: caserme, armerie, foresterie, depositi costruiti tra gli anni ’20 e ‘40, se non prima. Il problema è che l’acquisto da parte dei privati è considerato spesso troppo oneroso, mentre l'ente pubblico (il Comune in primis) vorrebbe spesso destinare le strutture a fini sociali che però risultato agli investitori meno remunerativi. Molte aste dunque vanno deserte.Solo le caserme più piccole hanno trovato una nuova vita come per esempio l'ex polveriera val d'Aposa e altre. Il resto è noia.

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