SERGIO GIOLI
Editoriale
Editoriale

Capitale (dis)umano

Mandare all’alba una Pec a 77 operai comunicando loro che sono licenziati è un po’ come bombardare un obiettivo in Medio Oriente servendosi di un drone telecomandato da una base del Nevada: stai in una saletta con un computer davanti, a migliaia di chilometri di distanza, non senti il boato, né le grida, né vedi il sangue. Lo schermo ti rimanda indietro un’insignificante nuvoletta di fumo. Una Pec come quella ricevuta dagli operai delle Regal Rexnord di Masi Torello crea, di primo acchito, rabbia. La disperazione arriva subito dopo, perché qui si tratta di genitori che non sanno come mantenere i figli, di vite stravolte con cinismo e disprezzo. Per certe multinazionali il capitale umano è uno slogan buono per i comunicati stampa che accompagnano le trimestrali. Al dunque, del capitale umano non gliene frega niente. Sul giornale in edicola oggi raccontiamo la storia di Patrizia e Ivan, marito e moglie, 52 e 54 anni, due figlie di 9 e 13 anni. Patrizia lavorava alla Regal Rexnord e ha ricevuto la Pec di cui sopra. Ivan lavora alla Berco, che dista una manciata di chilometri dall'azienda della moglie, ed è uno dei 480 dipendenti di cui la proprietà ha già annunciato l'esubero. Fino a una settimana fa Patrizia e Ivan potevano programmare il proprio futuro e quello delle proprie figlie, oggi il loro mondo è crollato come un castello di carte, bombardato da un drone. Il mercato, si dirà, ha le sue leggi. Vero. Ma nessuna legge, neppure quella del mercato, prescrive di trattare le persone come oggetti. Mandi la Pec e 77 pedine spariscono senza fare rumore. Proprio come stare in una base del Nevada.