Ho letto recentemente che proprio questo mese ricorrono i cento anni della nascita di Alberto Manzi, il maestro che in televisione negli anni Sessanta ha insegnato a leggere e a scrivere ad oltre un milione di italiani. Spesso si mettono in piedi grandi celebrazioni per personaggi che certo non hanno lo spessore di Manzi, un eroe quotidiano che asttraverso il mezzo della televisione ha contribuito ad abbassare il tasso di analfabetismo in Italia. Si dovrebbe fare di più per ricordarlo.
Andrea Tonelli
Risponde Beppe Boni
La Rai in questo mese ha celebrato il maestro di "Non è mai troppo tardi" (1960-1968) con diversi programmi. Certo, Alberto Manzi, un uomo dal sorriso lieve e rassicurante come le sue parole semplici ed efficaci, va ricordato con affetto e con grande riconoscenza. Bologna fa la sua parte. Proprio domani si terrà per esempio un convegno dal titolo"Non è mai troppo presto: la media education a 100 anni dalla nascita di Alberto Manzi", organizzato dalla Regione in collaborazione con l'università e l'Ordine dei giornalisti. In ricordo del maestro che ha insegnato a leggere e scrivere ad oltre un milione mezzo di italiani, estero compreso, il tema dell'evento è centrato sull'uso dei social media e le regole per una corretta informazione. Appuntamento alle ore 14 nella sala Guido Fanti della Regione Emilia Romagna. Uno dei relatori del convegno, Roberto Farnè di Unibo inoltre ha dedicato a Manzi un recente saggio dal titolo "L'avventura di un maestro". La trasmissione venne riprodotta anche in 72 Paesi dove erano presenti emigrati italiani e ad essa nel 1965 venne assegnato il premio internazionale Unesco come uno dei programmi più significativi nella lotta contro l'analfabetismo. Applausi al maestro.