ALESSANDRO GALLO
Editoriale

Partita rinviata: la vittoria del buon senso

Bologna-Milan non si gioca. E fioccano le polemiche. Si sarebbe divertito tanto, forse, Giovannino Guareschi che su Candido, nel secondo dopoguerra, si era inventato due rubriche speculari. Visto da destra e visto da sinistra

Bologna, 25 ottobre 2024 – Bologna-Milan non si gioca. E fioccano le polemiche. Si sarebbe divertito tanto, forse, Giovannino Guareschi che su Candido, nel secondo dopoguerra, si era inventato due rubriche speculari. Visto da destra e visto da sinistra. Lo stesso episodio, commentato da due punti di vista opposti.

E sarà impossibile, probabilmente, convincere alcuni tifosi del Milan – i leoni da tastiera non hanno colore – che il rinvio non è né un complotto né tanto meno una mossa per favorire il Napoli. Già, perché, stante il rinvio, il Milan giocherà con il Napoli senza Reijnders e Theo Hernandez.

Complotto? Se complotto dovesse essere, i tifosi milanisti dovrebbero reclutare, nella lista dei congiurati, anche il laterale sinistro francese. Che si è fatto espellere, a Firenze, dopo aver sbagliato un rigore. E soprattutto a partita finita. Perché? Perché al francese, come a certi tifosi, sono saltati i nervi.

La realtà dice che Bologna, da una settimana, è in ginocchio. Per il maltempo. Strade spezzate, rifiuti da buttare, sfollati, cantine allagate, garage messi anche peggio. Strade ancora chiuse, circolazione a singhiozzo. Eppure la vita deve andare avanti. C’è la fredda cronaca – o lo spostamento di 30mila persone, per quello che dovrebbe essere un momento di feste collettivo, verso il Dall’Ara - che dovrebbe far capire meglio alcune situazioni. Addirittura chiarirle. A Milano si dice che Bologna, nonostante tutto, ospita un evento fieristico, vero. E che Pamela Malvina, la pugile sul ring per l’Europeo, combatterà a porte chiuse. Mancano però a queste verità inconfutabili, altri pezzi di verità. Senza i quali il puzzle impazzisce. Ora, si dà il caso che una delle arterie più colpite sia via Andrea Costa. Andrebbe spiegato a certi tifosi del Milan, che la curva Bulgarelli un tempo si chiamava Andrea Costa non per caso o per sfizio. Ma perché si affaccia proprio sull’omonima via. Quella violentata dalla furia dell’acqua. Che il quartiere fieristico è lontano chilometri dallo stadio. E che anche Casalecchio, che ospita l’Unipol Arena e il match di Pamela Malvina, in fondo, è lontano dalle zone più colpite.

E ancora, che a Bologna le scuole restano ancora chiuse. Come le palestre. Come certi eventi siano stati cancellati comunque. Non per aggiungere un ulteriore alibi all’idea di non giocare con il Milan, ma perché, piuttosto, resta l’allarme meteo. E i terreni sono già pieni d’acqua. E, lo diciamo chiaramente, siamo tutti un po’ preoccupati. Non certo per una partita di calcio – “Nino non aver paura…” cantava il poeta De Gregori -, ma perché i torrenti e le piene, quelle sì, fanno paura veramente.

E poi, scusate, perché il Bologna avrebbe dovuto giocare a porte chiuse? O ancora decidere di disputare la gara con il Milan a Como (scelta felice come presa in giro: in riva a lago in una città lambita oggi da un mare di fango…) o a Empoli? Se il Milan si sente defraudato, per quale motivo, però, avrebbe dovuto avere il vantaggio di affrontare una partita senza il pubblico rossoblù? O nello stadio, parliamo di Como, vicino a casa?

E l’abbonato del Bologna, chi lo avrebbe tutelato? Giocare una partita – basta guardarsi attorno – significa, porte chiuse o meno, impiegare agenti di polizia municipale, agenti della stradale, carabinieri, forze dell’ordine e pure il 118. Gente che, soprattutto in questi frangenti, serve per tutelare e assistere la cittadinanza. Senza dimenticare che proprio il Bologna aveva deciso di devolvere metà dell’incasso a chi è stato colpito di più. Da un’alluvione. In mezzo a tante mezze verità, ci sono le immagini di una Bologna in ginocchio.

Bologna-Milan rinviata è la vittoria del buon senso. Ma il buon senso, ormai, è patrimonio di pochi. Per questo la decisione farà ancora discutere. Peccato, perché con le polemiche si è persa l’occasione, una volta tanto, di pensare al bene comune. Non solo al proprio interesse personale...