Trasformare l’adrenalina di Anfield in una pozione magica per superare, di slancio, l’ostacolo Parma. Già, perché il pericolo per il Bologna, adesso, è dietro l’angolo. Incassati complimenti, applausi, abbracci e sorrisi, la squadra potrebbe commettere l’errore di sentirsi arrivata. Di sedersi e di offrirsi quale vittima sacrificale di un Parma che non chiede altro. Una squadra distratta dalla musica Champions per riprendere a correre. La stanchezza sulle gambe dei rossoblù potrebbe farsi sentire, perché mentre i Ducali hanno continuato ad allenarsi, il Bologna ha viaggiato in aereo – seppur comodamente –, ha giocato 90 minuti gagliardi (termine antico, che rende però l’idea) e si è imbarcato di nuovo. Poi è logico che tra Beatles, Gianni Morandi, Cesare Cremonini, Pier Ferdinando Casini e Matteo Lepore c’è il rischio che qualche giocatore perda il senso della realtà. Perché nel suo debutto ad Anfield, il Bologna è stato scortato sia da star della musica sia dai politici. Seguito, coccolato. Ma il Bologna, ha vissuto questa atmosfera, perché qualche mese fa ha giocato talmente bene da meritare la qualificazione Champions. Poi, senza grande esperienza alle spalle – in fondo l’ultima volta era stato sessant’anni fa, contro l’Anderlecht e la terribile monetina – il Bologna ha dimostrato anche di poterci stare, in Europa. Adesso, dopo il fascino esercitato dall’Atalanta (che ha travolto proprio lo Shakhtar, primo avversario dei rossoblù) e dai Reds di Liverpool, c’è il più provinciale – detto con il massimo rispetto – Parma. Ma in serie A, così come in qualsiasi contesto, sottovalutare l’avversario significa, spesso e volentieri, esporsi a brutte figure. Ecco perché servirà la mano e l’esperienza di Vincenzo Italiano. Il tecnico dovrà convincere la squadra a continuare a correre, senza lasciarsi distrarre da sogni e complimenti. E in fondo il Bologna piace proprio per questo. Perché da un po’ di tempo a questa parte – anche se resta il problema del gol –gioca con piglio, determinazione e scrupolo. Poi, si può vincere o si può perdere. Ma se si è pronti a lottare, si è comunque a metà dell’opera.
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