GILBERTO DONDI
Editoriale
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Ascoltiamo il silenzio

Alla cacofonia delle polemiche politiche di questi giorni risponde un suono che tutti noi dovremmo ascoltare: il silenzio. È il silenzio di chi si sdraia sulle brandine allestite al Paladozza e crolla sfinito in un sonno ristoratore. Il Carlino ha passato l’ultima notte trascorsa al palazzetto dai soccorritori arrivati da mezza Italia per aiutare gli alluvionati di Bologna. Nei loro gesti, nelle loro parole prima di cedere al sonno sotto il peso della fatica e nei loro occhi c’è tutto quello che vorremmo vedere anche in chi, a livello politico, deve affrontare il gigantesco problema di mettere in sicurezza il territorio perché non accadano mai più drammi come quelli vissuti in Emilia-Romagna nell’ultimo anno e mezzo. Zero parole al vento, tanti fatti concreti. Questo hanno fatto la Protezione civile, la Croce Rossa, i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i tantissimi volontari, gli angeli del fango, che hanno lavorato senza sosta in questi giorni. Un lavoro grazie al quale le popolazioni colpite, a partire dai residenti del Saragozza e di via Andrea Costa, hanno potuto avviare la difficile ripartenza. Da loro deve prendere esempio la politica. Marciare uniti per mettere in sicurezza il territorio, ognuno con le proprie competenze e secondo le proprie responsabilità. Una unione di intenti che, per la verità, si è vista di rado. Ora è il momento di voltare pagina. Serve una svolta epocale di fronte a fenomeni mai visti e che, dicono tutti gli esperti, si ripeteranno con sempre maggior frequenza. Serve un piano Marshall per mettere al riparo le case e le aziende dai fiumi. E non sarà possibile idearlo e realizzarlo senza il contributo di tutti gli enti interessati, a tutti i livelli.