A Ferrara è successo che maggioranza di centrodestra e opposizione di centrosinistra hanno votato insieme un mozione che censura la presenza in città ''di forze politiche e movimenti contrari ai principi democratici e antifascisti della costituzione''. La cosa positiva è che la mozione è stata sostenuta anche da quelle forze politiche di governo che, pur non essendo fasciste, parlano di antifascismo con una certa ritrosia. La cosa negativa è che i fascisti in questione, cioè i signori di Forza Nuova, si sono appuntati sul petto il testo di quella mozione come se fosse una medaglia, il che fa pensare che l'iniziativa abbia ottenuto l'effetto contrario a quello desiderato. L'indomani il loro leader, Roberto Fiore, ha marciato su Ferrara rivendicando il diritto di aprire tutte le sedi che vuole (la prossima a Reggio Emilia) e gridando alla libertà di espressione negata. L'ha fatto nella Casa della Patria, il cui simbolo, non esattamente natalizio, è un teschio con una baionetta tra i denti. La sua denuncia è campata in aria, visto che nessuno gli ha impedito di aprire bottega, ma la sua reazione non va sottovalutata. Dal dopoguerra l'estrema destra ha coltivato il mito del tradimento di cui sarebbe stata vittima, dell'assedio da parte di forze soverchianti, dell'onore della battaglia dei pochi contro i molti. Fratelli d'Italia se ne è solo in parte affrancata, visto che questo tipo di retorica emerge qua e là, come un fiume carsico, ad esempio nella coltivazione del mito tolkieniano della resistenza eroica contro un male che tutto pervade e corrompe. Ecco, il discorso di Fiore tocca corde a cui l'estrema destra è ancora sensibile, specie nelle sue frange giovanili. Purtroppo non basta la retorica opposta, quella antifascista, a spegnere i bollenti spiriti e, anzi, potrebbe contribuire ad accenderli. Ben più utile sarebbe insegnare ai giovani la storia del Novecento e gli orrori della dittatura, cosa che la scuola, incredibilmente, ancora non fa.
EditorialeAntifascisti si diventa