VALERIO BARONCINI
Editoriale

Antifascismo: il dibattito. Nuovi strumenti e volontà, ma ora Fn apre altre sedi

Fiore dopo l’azione bipartisan di Ferrara: una casa della patria anche a Reggio. E nella terra dei fratelli Cervi critiche al Governo assente alla commemorazione

Luca Castellini e Roberto Fiore di Forza Nuova a Ferrara in conferenza stampa

Luca Castellini e Roberto Fiore di Forza Nuova a Ferrara in conferenza stampa

Prima l’inaugurazione della ‘Casa della Patria’ a Ferrara, poi l’annuncio di “presidi per la sicurezza e corsi di autodifesa” come risposta ai fatti di cronaca nera avvenuti in città, infine le polemiche dopo l’approvazione bipartisan in Consiglio di un documento volto a “censurare la presenza di forze politiche e movimenti contrari ai principi democratici e antifascisti della Costituzione”. La calata di Forza Nuova a Ferrara è diventata un caso. Tanto più dopo la netta presa di posizione del sindaco leghista Alan Fabbri in risposta agli attacchi di Roberto Fiore, leader di Fn, che aveva accusato maggioranza e opposizione di “discriminazione”. “A Ferrara – ha detto Fabbri – non c’è spazio per chi si ispira a valori contrari alla nostra Costituzione. I nostri valori sono quelli e non possono essere messi in discussione”. E ieri ancora Fiore dalla sede del movimento ha messo nel mirino la mozione di censura approvata in Consiglio comunale. “Abbiamo aperto una sede qui, non abbiamo dato fastidio a nessuno – ha detto –. Apriremo presto anche a Reggio Emilia e in altre tre città, e in tutta risposta ci troviamo a fronteggiare una mozione, col voto di maggioranza e opposizione, che è un insulto al concetto di dibattito. Siamo tornati a cinquant’anni fa, quando ci negavano il dialogo e la libertà di espressione”.

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L’antifascismo è un valore non negoziabile, sia a sinistra sia a destra: dovrebbe essere scontato, ma il dibattito politico di questi giorni lo (ri)conferma e chiede un’ulteriore valutazione. L’azione bipartisan di Ferrara, rilanciata dal sindaco leghista alleato con FdI Alan Fabbri (o sarebbe meglio dire ‘fabbrista’, visto il clamoroso successo personale riscosso alle ultime amministrative) ne è la dimostrazione plastica e riapre una questione mai abbastanza digerita, soprattutto nell’estrema sinistra: si può e si deve essere antifascisti anche a destra e non bisognerebbe stupirsi di un dato – l’antifascismo – che è base della nostra civiltà. Bisogna invece stupirsi che a qualcuno, nel 2024, dia fastidio l’affermazione del principio. Forza Nuova non viene negata; viene (e deve essere) affermato, invece, l’antifascismo.

Non è un caso che certi schemi (il bias fascisti-comunisti, un certo qualunquismo sulla destra) siano ormai triti e, anzi, quasi decomposti, soprattutto se si indaga nella Generazione Z o nei Millennial. Non è un caso che il partito principale nelle nostre regioni sia quello del non voto, cioè di chi fatica a identificarsi in qualcosa. Non è un caso che in tutto il Paese crescano Pd e FdI, fronti opposti. Non è un caso che Forza Nuova, oggetto dell’acceso dibattito estense, ritenga le due forze simili. Non è un caso, aggiungiamo, che questo dibattito si accenda proprio nell’80esimo degli eccidi che hanno martoriato una terra non solo antifascista, ma testimone di resistenza e sopravvivenza. Non è un caso, infine, che questa necessità avvenga quando stiamo per celebrare la Liberazione, nel 2025 delle tante ricorrenze. La nostra democrazia è viva, forse è migliore di noi, ma va difesa ogni giorno, tutelata, accresciuta nelle sue sfumature. Anche nel dissenso, se resta nell’alveo costituzionale. Ed è in questo modo che va letto quanto accaduto nella città guidata da Fabbri.

Un uomo di destra con nonno partigiano. E non bisognerebbe stupirsi. Così come Michele de Pascale, neo presidente della Regione, è un uomo di sinistra che aveva un padre di centrodestra. E non bisognerebbe stupirsi. La stagione delle ideologie deve finire. Deve iniziare, semmai, quella delle idee. A partire dall’azione legislativa, che va sicuramente migliorata, sul tema dell’antifascismo: pensate al destino della Legge Scelba, di quella Mancino, alle recenti decisioni sui saluti romani, di fatto ‘liberalizzati’. Un Paese non può essere lasciato solo alle pronunce dei giudici. Bisognerebbe trovare strumenti nuovi e coraggiosi. Prendiamo il caso di Forza Nuova: per scioglierla serve una sentenza oppure un decreto legge (in caso di necessità e urgenza), ma si tratta di provvedimenti severissimi e di fatto utilizzati solo tre volte dal Dopoguerra. Serve, piuttosto, un ragionamento definitivo, che elimini le ombre e chieda, proprio alle ’Forze Nuove’, l’assenza di ogni ambiguità.

Per un governo di destra, che evidenzia quanto la destra abbia un peso in questo Paese, è fondamentale questa testimonianza, esattamente come avvenuto a Ferrara. Va fatto senza paura, va allontanato chi non segue questa strada. Ha chiesto un salto di qualità anche Casa Cervi, che lamentava ieri l’assenza di esponenti del Governo nel Reggiano per la commemorazione dei partigiani fucilati 81 anni fa. Lo stesso Governo era presente però, ad esempio, a Marzabotto o in altri luoghi simbolo. L’antifascismo sia una scelta politica condivisa, una volontà. Per tutti.