Gennaio. Silvia scosta una tenda blu nella stanza dell’Hotel Cavallino di Faenza e dice senza giri di parole: "A un certo punto, qui in albergo, sono arrivati gli psicologi e mi hanno chiesto come stessi. Io risposi semplicemente ‘Non dovete venire adesso. Dovrete esserci quando andremo fuori di qui, quando tutto questo non ci sarà più’".
Aprile, ormai maggio 2024, un anno dopo l’alluvione che ha devastato la Romagna: ‘tutto questo’ ormai non c’è più. Silvia, insieme con altre decine di sfollati, è uscita dall’albergo, un albergo che era mondo, paese, famiglia, protezione, bolla, scudo. Un’alluvione ti toglie un tetto, ma anche le radici. Ti brucia i pensieri e annacqua i ricordi. Spesso li inghiotte. Ma può anche darti quello che non t’aspetti: una famiglia non di sangue, una convivenza non forzata, un ‘Grande Fratello’ come l’ha chiamata Isabella, un’altra ragazza che ha perso la casa e nell’hotel s’è pure sposata. La casa è anche anima, è testa, è emozioni.
Ecco perché questa nuova fase fuori dagli alberghi e di (forse) definitiva sistemazione è particolarmente delicata. Il Piano speciale preliminare dell’Emilia-Romagna è un punto nevralgico di questa ’operazione’ e prevede che i proprietari "potranno usufruire di incentivazioni per cedere l’immobile o il bene di loro proprietà e spostarsi fuori da aree di rischio. Se rinunceranno, decadono eventuali benefici connessi ai danni derivanti da calamità naturali". Esattamente come, deve essere chiarito.
Se sommiamo questo al tema dei rimborsi (i primi sono arrivati, il Governo ha stanziato cospicui fondi, ma come abbiamo scritto più volte le richieste latitano per svariati motivi, dalla burocrazia al credito d’imposta; sui beni mobili siamo indietro), beh capirete che c’è ancora molto lavoro da fare. Per questo l’attenzione va tenuta alta. Per questo abbiamo preparato un documentario, un podcast e un canale dedicato.
Seguite sul nostro sito (all’indirizzo web https://www.ilrestodelcarlino.it/cronaca/speciale-alluvione) lo speciale alluvione ‘Ho visto il finimondo’.