Basta caricare la scuola di compiti che non le sono propri, ora si parla anche di educazione emozionale, come se i docenti ne fossero estranei . Gli assistenti sociali sentinella a scuola possono aiutare, ma e' la famiglia che in prima battuta deve essere obbligata a riprendere il suo ruolo fondamentale nell'educazione dei ragazzi. Molti tribunali minorili oggi in Italia accusano i genitori di fallimento educativo. Segno che bisogna agire per prevenire il disagio giovanile.
Carlo Nadalini
Risponde Beppe Boni
Il disagio giovanile è una malattia che sembra essere in crescita come un virus che nonostante le cure continua ad ampliare i propri confini. La cronaca conferma questo scenario infelice. Basta vedere cosa è successo nei giorni scorsi a Bologna dove una lite tra minorenni cominciata sui social per motivi legati a banali dissapori è sfociata in un'aggressione nel parco dove un ragazzo di 17 anni intervenuto per aiutare un amico è stato accoltellato e ucciso. Non si può morire così, come è accaduto anche per altri episodi. E allora di chi è la colpa? Non c'è una colpa diretta ci sono una serie di fattori che nella società di oggi contribuiscono alla mancata educazione degli adolescenti, che può sfociare nell'esuberanza da baby gang oppure in una lite dove uno dei contendenti esce di casa col coltello in tasca. E sullo sfondo c’è l’utilizzo sbagliato dei social network che talvolta alimentano situazioni di tensione. La scuola può fare molto, anche se non tutto, per guidare i giovani se agisce in tandem con i genitori che hanno però il compito principale di seguire i propri figli, di comprendere se percorrono strade insidiose, se l'approccio esterno si avvia su terreni scivolosi. Un compito difficile, ma necessario. L’educazione emozionale? Basta quella classica, se ben applicata. E i minorenni che commettono reati gravi devono sapere che poi c'è un prezzo da pagare in termini di punizione, pur all'interno di un processo di recupero educativo necessario.
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