SERGIO GIOLI
Editoriale
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1.600 anni

Ho incontrato un umarell in viale Oriani. Stava osservando sconsolato l'albero abbattuto dalla tempesta che ha investito Bologna. Poi ha allargato lo sguardo al cantiere intorno.

In Viale Oriani è in corso un restyling urbano nell'ambito delle opere legate a Città 30, l'operazione che ha ridotto il limite di velocità in tutte le strade urbane. Nelle intenzioni del Comune, Viale Oriani è la strada pilota: pista ciclabile, isole pedonali, panchine. Ma gli abitanti per ora sbuffano, perché i disagi non sono pochi. Proprio nei giorni scorsi è stato comunicato lo slittamento dei lavori: dovevano finire il 31 agosto, invece il termine è stato prorogato al 31 ottobre.

Considerato che il cantiere è stato inaugurato a inizio novembre 2023, anche se le cose d'ora in poi filassero lisce, per chi abita lì si tratta in ogni caso di un anno secco di rotture di scatole. L'umarell mi guarda e bofonchia: ''Ci faranno penare un altro po', almeno altri due mesi''. Tento di consolarlo. Due mesi di proroga in Italia sono roba da ridere. Quello si arrabbia anche di più. ''E' proprio questo il punto. Questa è una città efficiente, qui le cose più o meno funzionano. Il problema è generale. Se a Bologna un cantiere procede così lentamente, pensi nel resto d'Italia...''.

Io provo ad andarmene ma gli umarell, si sa, non mollano. Gente tignosa. E molto precisa. ''Quanto è lungo Viale Oriani?''. Boh, azzardo, 500 metri? ''Più o meno. L'altra sera mi sono divertito a fare due conti. L'Autostrada del Sole è stata finita nel 1964. Ci misero 8 anni a fare 800 chilometri di viadotti e gallerie. 800 chilometri sono 800mila metri. Se li divide per 500, fa 1.600'', dice trionfante. Lo guardo con l'aria di quello che non ha capito nulla. ''Voglio dire che se all'epoca avessero realizzato 500 metri di strada l'anno, per completare l'opera sarebbero stati necessari la bellezza di 1.600 anni!''.

Lo guardo a bocca aperta e stavolta me ne vado davvero. Sconsolato come lui.