Reggio Emilia, 11 agosto 2023 – “Il salario minimo sarebbe un miglioramento importante per le classi più basse, darebbe una dignità minima. E 9 euro lordi l’ora non li avremmo mai ottenuti". Alessandro Gabbi è segretario generale di Filcams di Reggio Emilia, la categoria Cgil che riunisce i lavoratori i lavoratori dei servizi, delle pulizie e vigilanza.
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Conosce quindi bene le realtà con la retribuzione oraria lorda più bassa: "Sono settori poveri, non molto stimati dalle aziende anche se offrono servizi essenziali. I servizi di sorveglianza sono sui 5,78 euro lordi e il contratto è stato appena rinnovato dopo 8 anni, nei quali le controparti non hanno assolutamente collaborato; per la sorveglianza armata 7 euro e 96 e per imprese di pulizie e multiservizi 6,72. Molti poi sono costretti a part-time non volontari e dunque spesso devono fare due contratti per arrivare a uno stipendio decente".
Si tratta, in provincia, di 2mila dipendenti nel settore della vigilanza e 10mila nelle pulizie: "Steward e guardie giurate sono sempre di più extracomunitari, mentre per gli armati è obbligatoria la cittadinanza italiana. Le donne in questa categoria sono usate per le reception, mentre nelle pulizie sono il 90%. Spesso immigrate, sole o con figli a carico, basso grado di istruzione. Parliamo anche di gente che ha bisogno di un contratto per rinnovare il permesso di soggiorno". Va da sé che questi siano lavoratori fragili, di cui è facile approfittarsi.
Il problema è che – spiega Gabbi – "sono dipendenti anche di aziende, ma principalmente di cooperative", realtà che per statuto dovrebbero mettere il bene dei dipendenti al centro: "Per vincere un appalto si creano guerre al ribasso e i risparmi spesso si scaricano sulla manodopera. È anche colpa di chi scrive un appalto" dice, ma il vero problema è che "molte cooperative non si preoccupano delle retribuzioni di chi lavora e in fase di contrattazione non collaborano, dicendo che i costi sarebbero troppi".
Gabbi spiega che l’idea di cooperazione che vi era un tempo secondo lui è sparita: "Sempre di più si nota che dietro le cooperative si mascherano aziende che guardano più al fatturato che al loro codice etico". E prosegue: "Erano nate per fare del bene nella società ma il sistema cooperativo reggiano un po’ ha fallito. Oggi è sempre più in concorrenza con aziende di altro tipo e il concetto di cooperazione è sempre più aziendale, si sono persi i valori" A suo dire, a metterle in crisi sono stati vari fattori: "La concorrenza delle aziende private prima di tutto, però anche nuove cooperative che applicano contratti diversi. La mancanza di regole che limitino l’abuso di certi concetti e diritti ha fatto sì che si aprisse un mercato completamente diverso, in cui molti cercano di approfittarsene".
Per risolvere la situazione attuale, la sua lettura è chiara: "Serve un’etica totale delle cooperative, perché finché ci sono cooperative spurie, finte, che utilizzano i vantaggi ma non si interessano del codice etico e delle ricadute sui lavorat ori, non si potrà risolvere. Pochi giorni fa ho preso in mano un contratto di cooperativa multiservizi con condizioni peggiorative rispetto al contratto nazionale. Sono sempre più frequenti realtà che se ne approfittano, assumono i dipendenti come soci lavoratori e impongono loro di accettare queste condizioni. Fino a che queste esistono, per stare al passo tutte le cooperative devono stare al ribasso". Nel chiudere, un dato significativo: "Così il lavoratore va a percepire sempre meno e i contratti non vengono rinnovati se non dopo anni".