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Ransomware, cos'è l'attacco informatico che ha colpito Ferrari

La casa automobilistica di Maranello ha ricevuto una richiesta di riscatto dei dati di alcuni clienti

Attacco hacker a Ferrari

Bologna, 21 marzo 2023 – Con il cyberattacco subito da Ferrari la notte scorsa si allunga la lista di enti e aziende nel mirino degli hacker. Sempre più diffusi, poi, sono i ransomware, cioè tipi di virus che prendono il controllo di un computer per carpirne i dati.

Dopo il colpo, viene richiesto un riscatto per ripristinare il normale funzionamento e per restituire i dati rubati o compromessi, anche perché questo tipo di virus – che si diffonde attraverso attacchi di pishing o clickjacking – blocca il normale funzionamento del computer e non permette all’utente di accedere a quei determinati dati. 

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Ferrari ha ricevuto una richiesta di riscatto relativa ad alcuni dati di contatto dei propri clienti, ma ha fatto sapere che non accoglierà nessuna richiesta di riscatto, perché “acconsentire a simili richieste finanzierebbe attività criminali e permetterebbe agli autori delle minacce di perpetuare i loro attacchi”, si legge in una nota della casa di Maranello.

“Abbiamo collaborato con esperti per rafforzare ulteriormente i nostri sistemi, della cui solidità siamo fiduciosi. Possiamo inoltre confermare che la violazione non ha avuto alcun impatto sull'operatività della nostra azienda”, hanno fatto anche sapere. 

Attacchi hacker sempre più frequenti

Tra l’altro ieri è stata vittima di un attacco hacker su Facebook anche la Galleria dell'Accademia di Firenze. La direttrice, Cecilie Hollberg, ha messo in evidenza, riporta una nota, “gravi ritardi” nella gestione della sicurezza da parte dei responsabili di Meta: “Dal 7 marzo è stato richiesto un intervento tempestivo nel chiudere la pagina. Purtroppo dopo numerosi solleciti, nonostante i tecnici avessero garantito una soluzione entro 48 ore non abbiamo ricevuto ancora risposta dal social network”.

Un’altra segnalazione di attacco hacker è stata quella del Comune di Taggia (Imperia). Lo scorso fine settimana, ignoti hanno cercato di cancellare diversi file dai server, chiedendo un riscatto di 300mila dollari per riaverli.

Ci sono poi i continui attacchi filorussi: l’ultimo la settimana scorsa nei confronti dei portali della Difesa, come era già accaduto il 22 febbraio, quando nel mirino erano finiti tra gli altri anche i siti di Esteri, Interno, Politiche agricole, Carabinieri, banca Bper, gruppo A2A e Tim.