Bologna, 22 dicembre 2022 – Non ci sarà il bonus animali domestici ‘aumentato’ a 900 euro, per il 2023. Il provvedimento, che doveva essere inserito nella prima manovra del governo targato Giorgia Meloni, dopo la proposta di Michela Vittoria Brambilla (Gruppo Misto), non è passato alla Commissione Bilancio. Infatti, a far naufragare sul nascere il contributo, dopo la riunione del 20 dicembre scorso, sono stati i tempi stretti per l’approvazione del bilancio e le poche risorse da poter destinare ad altro che non sia l’emergenza bollette.
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Bonus animali domestici, qual era la proposta
La proposta era stata firmata da Michela Vittoria Brambilla (Gruppo Misto) e prevedeva un bonus pari a 150 euro annui per ogni animale d'affezione che viveva in famiglia ed era iscritto nella relativa anagrafe, per un massimo di 450 euro complessivi. L’incentivo avrebbe riguardato anche il calcolo del reddito: nello specifico, l’assegno sarebbe stato attribuibile solo se l’intestatario fosse appartenuto a un nucleo familiare con un Isee (indicatore della situazione economia equivalente) non superiore a 15mila euro annui. Nel caso fosse rientrato invece in un nucleo con Isee inferiore a 7mila euro, l’importo massimo avrebbe raddoppiato fino a 900 euro. Il bonus sarebbe stato erogato dall’Inps.
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Bonus animali domestici, le altre misure nella manovra
Ma nella legge di Bilancio 2023 c’è anche altro, come ulteriori agevolazioni sull’argomento: tra le proposte spiccano anche la riduzione dell'Iva sugli alimenti per gli animali e le cure veterinarie, il rifinanziamento del fondo per la lotta al randagismo - con particolare riferimento alla Sicilia e alle altre regioni del sud - e altre risorse per la transizione a un allevamento senza gabbie a misure per la tutela degli animali selvatici. Il tutto, in un’ottica generale che vuole "integrare il testo del governo con misure per agevolare le famiglie che convivono con animali, per tutelare gli animali e promuoverne il benessere, per salvaguardare la biodiversità”. “Alcuni emendamenti - spiega Brambilla - hanno il fine di ridurre gli oneri fiscali indiretti sui proprietari e perciò prevedono di portare al 10% l'Iva sulle prestazioni veterinarie e al 4% quella sugli alimenti, con adeguate coperture,. Per le prestazioni veterinarie finalizzate all'identificazione e al controllo della riproduzione, l’esenzione dall'Iva dovrebbe essere totale".
Enpa: “Governo ostile agli animali”
“Se ancora ce ne fosse bisogno - afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa -questo gesto politico, dopo anche l’approvazione dell’emendamento sulla caccia selvaggia, è la riprova che questo Governo è ostile agli animali. Da anni Enpa chiede la riduzione dell’IVA al 10% per pet food e spese veterinarie e in un momento come questo tra aumenti di energia, carburanti e inflazione a cascata in tutti i settori togliere le agevolazioni per chi ha animali domestici equivale a mettere a rischio migliaia di vite. Troppe le cessioni per motivi economici e tantissime famiglie che si rivolgono alla nostra associazione perché non riescono a sostenere i costi onerosi di interventi veterinari e del cibo per i propri animali domestici. Non prevedere agevolazioni per chi ha animali equivale a mettere a rischio migliaia di vite”.