Cesena, 23 dicembre 2022 – Ambasciatore italiano nella gelida Astana (minime fino meno 31 gradi) Marco Alberti imbastisce ogni giorno le relazioni tra Italia e Kazakistan. Ha 50 anni ed è stato precedentemente distaccato in Enel come responsabile Affari Internazionali e console aggiunto a New York. In questi giorni Alberti, cesenate nato in Congo durante uno dei lunghi soggiorni all’estero della sua famiglia d’origine, è a Roma, dove partecipa alla conferenza degli ambasciatori italiani nel mondo. Un’occasione per riflettere sulle priorità della politica estera.
Alberti, come vive un ambasciatore italiano in Kazakistan?
"Cogliendo ogni opportunità per rappresentare al meglio il Paese. I diplomatici sono nomadi: arrivano sapendo di partire, vietato sprecare anche solo istante. Si lavora molto, ma parte del lavoro è scoprire il Paese".
Quali sono gli scambi attuali tra Italia e Kazakistan?
"Nei primi 9 mesi del 2022 l’intercambio commerciale è stato 3,3 MLD di euro. Numeri sorprendenti. Siamo il 2° acquirente del Kazakistan e l’8° fornitore, con oltre 250 imprese a capitale italiano. Il Made in Italy va forte, con export a più 54% quest’anno. Alcune circostanze hanno aiutato, ma tutto il sistema paese ha lavorato per un rilancio. Intensi anche gli scambi culturali, con decine di iniziative e un crescente interesse per l’Italia. Nel 2022 oltre 1400 giovani hanno scelto il nostro Paese per studiare. È nato il nuovo Istituto Italiano di Cultura ad Almaty, primo in Asia Centrale, attore di rilievo per il nostro soft power…".
Ci sono settori dove lo scambio può essere più proficuo?
"Ne cito tre: l’energia rinnovabile, l’agri-business e le industrie creative. In ciascuno siamo presenti con ottime prospettive di crescita. Le opportunità ci sono, questo è il momento di coglierle, dosando prudenza e audacia. Le nostre imprese sanno farlo e noi vogliamo aiutarle".
Cosa conoscono i kazaki del nostro Paese e che cosa apprezzano?
"Più di quanto si creda. Non parlo solo di turismo, ripreso a pieno ritmo. Molte fiere ospitano delegazioni di buyers kazaki e spero che dal 2023 Macfrut sia fra queste. Molti kazaki comprano Made in Italy, ma sempre più investono anche in Italia. Il grande successo del volo diretto Milano-Almaty-Milano lanciato quest’anno conferma la domanda di Italia: aerei pieni per mesi interi".
Come ha inciso la guerra in Ucraina nei rapporti commerciali tra Italia e Kazakistan?
"Si è creata una situazione molto complessa e non facile da gestire. La guerra sta ridefinendo equilibri a lungo consolidati, con profonde ripercussioni economiche, fra le quali, ad esempio, un aumento improvviso dell’inflazione. Il governo ha delineato un pacchetto di riforme per modernizzare il Paese attuando al tempo stesso una politica estera multi-vettoriale e un rinnovato regionalismo, nel rispetto della Carta ONU. Astana non vuole isolarsi, e, in tal senso, i rapporti con l’Italia e, più in generale, con la UE, sono fondamentali".
Trenta eventi per celebrare 30 anni di relazioni bilaterali fra Italia e Kazakistan. Com’è andata?
"Li abbiamo realizzati tutti, grazie a uno stretto raccordo ambasciata-Farnesina. Promozione integrata lungo tre direttrici: cooperazione, innovazione, formazione. Abbiamo promosso il Paese attraverso il filo conduttore delle ‘mani esperte’ che stanno dietro la qualità italiana. Mani di chef, stilisti, musicisti, agricoltori, artigiani. C’è un po’ più d’Italia in Kazakistan, siamo felici".
Il Kazakistan può essere anche una meta turistica per gli italiani?
"In parte lo è già. Questo Paese è una frontiera, da molti punti di vista. Affascinante e indimenticabile per chi vive il turismo come scoperta di paesaggi storici, umani e naturali inediti. L’ospitalità del popolo kazako, poi, è un’esperienza indimenticabile". Com’è cambiato il ruolo della diplomazia in un mondo globale che cambia vertiginosamente?
"Il ruolo della diplomazia resta proteggere e promuovere l’interesse nazionale all’estero. La tecnologia trasforma tempi e modi del lavoro. La carriera è sempre più polifunzionale e richiede abilità predittive, flessibilità operativa, capacità di interazione aperta e anche un ‘giornalismo diplomatico’ adatto a raccontare il valore pubblico generato dalla carriera".