ANDREA SPINELLI
Cultura e spettacoli

Zucchero, 35 anni di ’Overdose’: "In Versilia ho scoperto il jukebox"

Il suo tour mondiale approda domani allo stadio Dall’Ara di Bologna per festeggiare con una super band

Zucchero, 35 anni di ’Overdose’: "In Versilia ho scoperto il jukebox"

Zucchero, 35 anni di ’Overdose’: "In Versilia ho scoperto il jukebox"

"Mi diverto ancora a fare questo mestiere" assicura Zucchero parlando di quell’Overdose D’Amore World Wild Tour che lo sbarca domani tra gli spalti dello stadio Dall’Ara a Bologa. Ritorno negli stadi che poi così ’Wild’, selvaggio, non è per la presenza di sedie sul campo che riducono la capienza regalando il brivido del campo da calcio anche a chi di solito frequenta altri spazi. D’altronde, tanto per contenuti che per qualità sonora, gli show open air del soulman di Roncocesi sono più da cornice storica e da arena che da stadio. Non a caso questo ha preso il via lo scorso marzo tra i velluti vittoriani della Royal Albert Hall di Londra. "Siamo partiti lo scorso settembre dall’Australia per poi sbarcare in America dove abbiamo fatto un pezzo di tour con Andrea Bocelli" racconta il “Cappellaio matto dalla voce di cuoio” come lo definì nel ’90 la stampa di Sua Maestà in occasione dei 12 concerti proprio alla Royal Albert Hall nei panni di supporter di Eric Clapton.

"Fare dischi mi piace ancora, ma il mio futuro è soprattutto live. Vista anche l’età (68 anni - ndr), preferisco i concerti: girare il mondo, sentire l’adrenalina, provare l’ebbrezza del palco. Ovviamente bisogna vedere se il fisico ce la fa ancora a reggere una media di 150 concerti a tour, a volte addirittura con 5 o 6 show consecutivi. Al momento, però, non sento il peso di tutto questo girovagare". Anche perché ci sono da festeggiare i 35 anni del singolo ’Overdose (d’amore)’ e più in generale dell’album ’Oro, incenso & birra’, quello della consacrazione con i suoi 8 milioni di copie vendute ad ogni latitudine (best-seller assoluto dell’industria discografica italiana, superato solo nel ‘97 da ’Romanza’ di Bocelli), e ’Zu’ lo fa assieme ad una super band che affianca al bassista-direttore artistico Polo Jones le chitarre di Mario Schilirò e Kat Dyson, le tastiere di Nicola Peruch, l’hammond di Peter Vettese, la ritmica di due batteristi, Phil Mer e Monica Mz Carter, i fiati di Lazaro Amauri Oviedo Dilout, Carlos Minoso, e, al sax, James Thompson. Ai cori la sinuosa Oma Jali. "L’affiatamento della band è dato anche dalla lunga frequentazione – ammette –. Jones e Thompson sono con me praticamente da sempre, Schilirò da 25 anni".

Nonostante l’ultimo album d’inediti ’D.O.C.’ risalga ormai a cinque anni fa, infatti, il funky gallo di ’Con le mani’ e ’Donne’ ("le giurie del Festival di Sanremo mi piazzarono penultimo...") rimane un riferimento obbligato della musica italiana come ribadito lo scorso anno pure dal docufilm ’Zucchero- Sugar Fornaciari’ di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano arrivato a tracciarne un profilo d’artista a tutto tondo attraverso le parole sue e di amici come Bono, Brian May, Andrea Bocelli, Francesco Guccini, Sting, Francesco De Gregori e diversi altri ancora.

"Ho vissuto in un paese della bassa emiliana, Roncocesi: 700 persone – racconta ’Delmo’ Fornaciari sullo schermo –. Ero protetto, imparavo dai vecchi, vivevo nel piccolo mondo di Guareschi. A 11 anni la mia famiglia si è trasferita. Mio padre ‘voltava’ il formaggio: era un lavoro pericoloso e non guadagnava nulla. Mi ritrovai a Forte dei Marmi. Non c’entravo nulla e ne ho sofferto. Lì vivevano di apparenza e non di sostanza, io ero abituato al contrario. Alla Versilia devo più che altro una cosa: un jukebox. Era in un locale dove quelli più grandi giocavano a biliardo. Io me ne stavo davanti a quel jukebox. È grazie a lui che ho scoperto il rhythm and blues: Wilson Pickett, Marvin Gaye, Otis Redding, Aretha Franklin. Se fossi rimasto in Emilia, sarei rimasto al cantautorato e al rock". Le oltre 400 canzoni scritte in cinquant’anni e passa di attività stanno lì a ricordare che è andata bene così.