BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

Tremlett: "Amo dare nuova vita ai luoghi"

L’artista domani in Accademia a Bologna sulla mostra di Reggio Emilia nei chiostri di San Pietro e l’intervento all’ex Caffarri

L’artista domani in Accademia a Bologna sulla mostra di Reggio Emilia nei chiostri di San Pietro e l’intervento all’ex Caffarri

L’artista domani in Accademia a Bologna sulla mostra di Reggio Emilia nei chiostri di San Pietro e l’intervento all’ex Caffarri

Sarà l’artista David Tremlett l’ospite dell’Accademia di Belle Arti di Bologna domani alle 14,30, nell’incontro ’David Tremlett: Another Step e The Organ Pipes a Reggio Emilia’. Il focus sarà doppio: la mostra personale ’Another Step’ curata da Marina Ducci, visitabile negli spazi espositivi dei Chiostri di San Pietro di Reggio fino al 9 febbraio, e ’The Organ Pipes’, il monumentale wall painting realizzato dall’artista nel 2024 nell’ex mangimificio Caffarri, che attualmente ospita la Fondazione Reggio Children.

Mister Tremlett, lei sarà a Bologna, città che conosce bene perché ha realizzato uno dei suoi wall drawing all’interno della Cappella di Santa Maria dei Carcerati nel 2003 e per la collaborazione con la gallerista Ginevra Grigolo della G7. Come ricorda quel lavoro?

"Fu Ginevra a introdurmi a Bologna. Quando la conobbi a trovai dolce, affascinante, onesta, molto corretta nel trattare con gli artisti e da allora abbiamo fatto vari progetti insieme, tra cui il lavoro in questa fantastica cappella di Palazzo Re Enzo: non fu un intervento facile perché doveva essere permanente, e furono necessari vari incontri per convincere il sindaco e la soprintendente ai Beni Culturali di allora".

Cosa la colpì della cappella di Palazzo Re Enzo?

"C’era questo corridoio piuttosto buio con gli archi, il Voltone del Podestà, dove la gente beveva vino e gli uomini baciavano le fidanzate, e ad un tratto ecco apparire questa piccola ma straordinaria stanza su cui ho avuto il privilegio di lavorare, grazie a un’idea di Ginevra che purtroppo è mancata nel 2019. Fortunatamente ne ha raccolto l’eredità Giulia Biafore e io continuo a collaborare con la galleria anche oggi. È lei la responsabile dell’idea che ha dato vita mostra attualmente in corso a Reggio e abbiamo fatto anche il wall painting all’ex Caffarri".

Come è la sua visione di Reggio Emilia?

"È un buon esempio di territorio ricco di edifici industriali degli anni Sessanta, Settanta e oltre, ora abbandonati, e oggi la domanda è su come si può rinnovare la città, come la si può resuscitare. Adoro gli ex edifici industriali, le vecchie fabbriche, i capannoni, sono tutte architetture estremamente affascinanti e odio vederle distrutte, a volte, e rimpiazzate con cattive architetture. Succede in tutto il mondo, dove si innalzano strutture economiche e senza carattere. Sarebbe costata una fortuna demolire l’ex Caffarri e riciclare tutto, ma c’era l’alternativa, ovvero chiamare qualcuno, ad esempio un artista, che potesse riconsiderare l’edificio e la sua funzione all’esterno. Dopo uno studio del territorio sono intervenuto sui 13 grandi silos che ricordano un organo e che parlano della mia passione per la musica e per i sistemi di produzione sonora. La connessione con la Fondazione Reggio Children ci ha dato anche una chance per fare una facciata interessante della scuola".

Ci sono tracce musicali anche nella mostra?

"Sono nato in Inghilterra e cresciuto coi Beatles e i Rolling Stones e tante cose interessanti di una generazione che non c’è più, ma ero anche interessato alla musica classica, a John Cage, Steve Reich, Philip Glass, musicisti che ho conosciuto bene negli anni Settanta. C’è in me un crossover tra popular e sperimentale che si vede anche nella mostra, con lavori fatti su spartiti e realizzati con una danzatrice di tip tap. C’è anche un tappeto che ho chiamato ’Do Re Mi’ e c’è anche molto humor. Ma nella mostra ci sono anche riferimenti ai tanti viaggi che ho fatto per lungo tempo nell’estremo oriente, in Afghanistan, India, Australia, in un modo che oggi è impensabile".

Come racconterebbe la sua pratica artistica relativamente al wall drawing?

"La mia pratica di artista nasce con la scultura, non sono mai stato un pittore, ho sempre costruito, e adoro gli spazi, le architetture, entrare in qualcosa, toccarlo, tutto il mio concept artistico è guardare le cose secondo un punto di vista scultoreo e tridimensionale che è l’opposto di dipingerle. La pittura è più guardare qualcosa e immaginare".