Patuelli
Continua a svilupparsi il rinnovato impulso agli studi danteschi stimolato anche dal recente settimo anniversario (2021) della morte del Poeta. Più difficile è il completamento della ricostruzione della cronologia della vita di Dante, soprattutto degli anni dell’esilio: tale cronologia è fondamentale anche per meglio conoscere dove il Poeta visse e si ispirò per la scrittura della Divina Commedia. Fondamentale è lo studio di Ivan Simonini su ’I mosaici ravennati nella Divina Commedia’’ (il Girasole editore), dove sono state confrontate ben 111 immagini di mosaici bizantini ravennati con canti danteschi. Ora, nell’allestimento di una mostra dedicata a Ravenna all’illustre storico romagnolo novecentesco Umberto Foschi, è emerso un suo studio su ’Dante a Ravenna’ dove egli avvalora la tesi che quando il Poeta fu a Forlì nel 1302 o nel 1303 dagli Ordelaffi, Dante fu inviato in ambasceria nella vicina Ravenna presso la famiglia da Polenta che avrebbe, quindi, conosciuto diversi anni prima di decidere di rifugiarsi presso di essa alla fine del suo tormentato esilio. Peraltro come potrebbe pensarsi che Dante possa aver improvvisamente scelto di rifugiarsi a Ravenna presso i da Polenta, senza averli prima conosciuti e apprezzati? Già in quella sua meno accertata visita a Ravenna nel 1302 o 1303, Dante avrebbe potuto conoscere la natura palustre e boschiva nella quale era insediata soprattutto allora l’antica capitale e apprezzarne i monumenti che a quel tempo erano molto più numerosi di quelli che si possono tuttora ammirare, fra cui l’allora esistente basilica di San Severo a Classe, l’antica cattedrale ’ursiana’ della capitale bizantina, simile all’originaria basilica di San Pietro in Vaticano, e varie altre chiese caratterizzate da ampi mosaici. Inoltre Dante poté ammirare anche i mosaici allora splendenti nell’abside della basilica di Santa Maria Maggiore (tuttora esistente, ma ristrutturata nel Seicento) e quelli di San Michele in Africisco, asportati nell’Ottocento e conservati nel Bode Museum a Berlino.
Foschi asserisce che furono gli Ordelaffi a convincere i da Polenta a partecipare nella primavera del 1303 allo scontro armato in cui i Guelfi bianchi tentarono di riconquistare Firenze. Foschi racconta che in quell’occasione fu proprio il forlivese Scarpetta Ordelaffi a guidare gli armati, fra i quali vi sarebbe stato anche Bernardino da Polenta, fratello di Francesca, resa immortale da Dante nel quinto canto dell’Inferno, nota come Francesca da Rimini, perché andata in sposa a un Malatesta, ma originaria di Ravenna. Umberto Foschi afferma che, nel suo esilio, Dante andò in diverse occasioni in Romagna, cui dedicò due interi canti della Commedia e tante citazioni di luoghi e personaggi. In particolare Ravenna ricorre, direttamente o per riferimento, ben sette volte nella Commedia: due già nell’Inferno, tre nel Purgatorio e due nel Paradiso che gli studiosi concordano ampiamente sia stato scritto negli ultimi anni di esilio a Ravenna. Insomma, nello studio di Foschi si trovano diverse autorevoli conferme sulle deduzioni logiche e sulle congetture relative a tante visioni della Divina Commedia, non solo del Paradiso, ma anche dell’Inferno e del Purgatorio, per le quali Dante prese ispirazione nelle sue peregrinazioni da esule in Romagna e soprattutto a Ravenna.