LETIZIA GAMBERINI
Cultura e spettacoli

Scurati: "Il mio viaggio di follia e tenacia"

Lo scrittore presenta oggi a Bologna ’M. L’ora del destino’. E racconta l’impegno nella serie tv: "Ho cercato di contribuire al massimo"

Antonio Scurati presenta oggi a Bologna l’ultimo libro su Mussolini

Antonio Scurati presenta oggi a Bologna l’ultimo libro su Mussolini

Antonio Scurati, nel suo ultimo ’M. L’ora del destino’ (Bompiani), si addentra nell’orrore della Seconda Guerra mondiale. Come si è trovato a narrare questa dimensione?

"Il fascismo – spiega lo scrittore e docente a proposito del quarto capitolo del suo monumentale viaggio nella storia di Benito Mussolini e del nostro Paese, che presenterà oggi a Bologna all’interno degli Aperitivi letterari di Grand Tour Italia (ore 19) – è stato violenza sin dalla sua origine e per tutta la sua esistenza. Il movimento politico dei fasci di combattimento viene partorito dalle trincee della Prima guerra mondiale e muore nelle apocalittiche carneficine della Seconda, di cui Mussolini e gli altri fascisti sono stati tra i principali responsabili. La violenza di massa su vasta scala, spesso violenza omicida e stragista, è l’essenza stessa del fascismo, indissociabile da esso. Durante i due decenni della dittatura, anche nei periodi in cui l’Italia era in pace, Mussolini e il regime hanno sempre risposto al bisogno fondamentale di “costruire“ un nemico mortale a cui muovere guerra, fisicamente o simbolicamente. Nessun fascismo può sopravvivere senza un tale nemico, reale o immaginario. Il colpevole disastro della Seconda Guerra mondiale era, dunque, un esito già inscritto nella natura distruttiva e aggressiva del movimento fascista, di ogni fascismo".

Come mai ha scelto di partire e da Italo Balbo? Con un inizio a effetto, ‘cinematografico’.

"Ho deciso di iniziare con la morte di Balbo, uomo di guerra e organizzatore militare dello squadrismo, perché risuona come presagio di ciò che accadrà a milioni di italiani di lì a poco".

La narrazione ci porta nei tanti scenari di guerra, dove l’Italia si rivela presto poco preparata militarmente.

"Mi sono impegnato a raccontare tutti i fronti di guerra sui quali Mussolini inviò i nostri nonni a uccidere e a morire: Francia, Grecia-Albania, Jugoslavia e Nord Africa. Su tutti e cinque i fronti gli italiani furono inviati nonostante la grave impreparazione militare, l’arretratezza industriale del paese e la riluttanza morale a combattere (soprattutto a fianco degli sterminatori nazisti). Mussolini, che sapeva benissimo ciò, giunto al punto in cui doveva scegliere tra ribadire una menzognera retorica con cui la propaganda di regime aveva rappresentato gli italiani come un popolo guerriero e riconoscere la verità, sceglie sciaguratamente la prima. Il mito fascista si è alimentato di menzogne per vent’anni e, pur di non rinunciarvi, lui spedisce milioni di italiani a uccidere e a morire, sempre da invasori, sempre da sconfitti. È assurdo che qualcuno possa ostinarsi a definire “grande statista” quel leader sciagurato".

’M. Il figlio del secolo’ è uscito nel 2018. Dopo anni a scavare in queste pagine di storia, ci sono personaggi che l’hanno colpita più di altri?

"Gli anni che ho dedicato a studiare e a raccontare il fascismo sono, ahimè, ben di più. Almeno dodici. Il personaggio che più mi ha impegnato e inquietato è stato lo stesso Mussolini, un politico di straordinaria intelligenza – volta al male – che per primo comprese cosa sarebbe diventata la politica nell’era delle masse, comprese cioè che il leader del futuro avrebbe governato le masse seguendole, senza idee, principi, strategie proprie ma solo assecondando i malumori di un’umanità afflitta da un senso di sconfitta, di tradimento, di risentimento verso il destino. L’archetipo di ogni successivo leader populista".

Parte la serie tv su Sky tratta dal volume premio Strega. Come ha seguito questo lavoro?

"Quando il cinema decide di adattare un romanzo, lo scrittore ha due possibilità: o si ritira sull’Aventino della propria coscienza, riservandosi poi di poter deprecare l’esito, oppure si impegna appassionatamente per cercare di contribuire a un esito il più possibile fedele al romanzo. Io ho scelto la seconda strada perché il rischio nel lavarsene le mani era troppo alto. Ho così fiancheggiato tutta la fase di scrittura e di realizzazione, firmando i soggetti di serie, di puntata e la sceneggiatura del primo episodio".

Luca Marinelli, a proposito delle difficoltà nell’interpretare il Duce, ha detto che il coraggio più grande è stato il suo di scrittore. È servito più coraggio a iniziare o continuare? "Appartengo all’ultima generazione formatasi nei valori dell’antifascismo democratico, gli “ultimi ragazzi del secolo scorso”. Al principio del nuovo secolo ho cominciato a capire che quei valori stavano tramontando e che la democrazia fondata sull’antifascismo sarebbe franata con essi. Era necessario provare a rinnovare quella radiosa visione del mondo innovando la forma di racconto del fascismo, mostrandolo dal di dentro in tutta la sua aberrazione e anche in tutta la sua forza di seduzione, ancora oggi viva, purtroppo. Ci è voluta un po’ di follia per iniziare un libro che nessuno aveva mai osato scrivere. Ma ci è voluta anche non poca tenacia per proseguire quando quel libro, accanto a tantissimi lettori grati ed entusiasti, mi ha procurato molta inimicizia e attacchi da parte di chi quella storia vorrebbe riscriverla cancellando l’obbrobrio del fascismo".

Il prossimo volume, conclusivo, sarà sul periodo 1943-45. Che cosa può anticipare?

"Che uscirà in prossimità del 25 aprile. Non a caso. La storia che racconto non è finita, prosegue con noi. Ognuno di noi, ogni sincero democratico, deve, oggi come ieri, impegnarsi e battersi per tramandare l’eredità benigna dei nostri padri. I neofascisti lo fanno senz’altro, come dimostra il corteo che ha insultato di recente la storia, la memoria dei morti e la vita presente della città di Bologna. Se noi antifascisti e democratici non ci impegneremo in prima persona, i fantasmi di un passato maligno prevarranno".