Un gigante addormentato ai confini del centro storico che presto potrebbe destarsi dal sonno. Sembra sempre più concreta la possibilità di una rinascita dell’ex Convento di Santa Maria della Ripa a Forlì, anche in seguito all’assegnazione, da parte del ministero della Cultura di 12.743.673 milioni di euro alla Direzione generale Archivi, per gli interventi di riqualificazione dello stabile, conosciuto anche come ex Caserma Monti, che sarà destinato a sede dell’Archivio di Stato di Forlì e degli Archivi Generali, in parte andati distrutti nell’alluvione di maggio 2023 e attualmente collocati in una soluzione provvisoria.
I fondi sono quelli che provengono dall’aumento di un euro per i biglietti di ingresso ai musei statali disposto dal Governo proprio in seguito all’alluvione. A febbraio di quest’anno infatti era stato firmato l’accordo istituzionale dall’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dal direttore dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme e dal sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, alla presenza dell’assessore regionale alla cultura Mauro Felicori. Obiettivo dell’intesa era avviare un percorso condiviso per valorizzare il complesso immobiliare, promuovendone un utilizzo culturale, sostenibile e integrato destinato a una pluralità di funzioni pubbliche, che tenga conto delle esigenze logistiche del Ministero della Cultura e del Comune e consenta quindi di recuperare un luogo identitario, di grande pregio storico-artistico, mettendolo a disposizione della collettività.
L’ex convento da anni versa in stato di abbandono e, fino a pochi mesi fa, sembrava destinato a scomparire dalle mappe cittadine, un crollo dopo l’altro. Nel corso degli anni le varie amministrazioni avevano avanzato progetti (alcuni riguardavano proprio la possibilità di realizzare un polo archivistico), ma alla prova dei fatti a mancare erano sempre stati i fondi necessari all’imponente riqualificazione dell’immobile.
Il valore della Ripa, però, prescinde la sua destinazione d’uso, ma è intrinseco all’architettura e alla storia che racconta. Il monastero fu edificato fra il 1474 e il 1479 da Pino III degli Ordelaffi e nel 1484 passò alle Clarisse. Nel 1796 le truppe di occupazione guidate da Napoleone giunsero in città e attaccarono il monastero, devastando la sua splendida chiesa interna. Nel 1798 venne formalmente soppresso l’antico monastero e le suore che vi dimoravano da oltre tre secoli furono cacciate. L’edificio servì come caserma fino al 1995, poi la dismissione definitiva e l’abbandono.
Il sito si estende su una superficie di 23mila metri quadrati e il suo chiostro è un quadrilatero di 1.570 metri quadrati: uno dei più vasti d’Italia. Il porticato a nove archi per lato e la sua loggia con colonne ottagonali in mattoni rosa, capitelli smussati e colonnine esagonali è giunta integra fino ai giorni nostri. Meraviglie che, in un futuro ancora indefinito ma non più così lontano, potranno tornare a essere ammirate da tutti.