Peppe Servillo dà voce a Dalla: "Io, cresciuto con la poesia di Lucio"

L’attore e cantante protagonista di ‘Crossroads’, festival itinerante che stasera fa tappa nel Bolognese

Peppe Servillo dà voce a Dalla: "Io, cresciuto con la poesia di Lucio"

Peppe Servillo dà voce a Dalla: "Io, cresciuto con la poesia di Lucio"

di Gian Aldo Traversi

L’ultimo incantesimo di Crossroads indugia sullo stile teatral-minimalista del cantattore Peppe Servillo, fratello del Premio Oscar Toni, al centro della seduzione del palco per L’anno che verrà, canzoni di Lucio Dalla, affidato al talento di anime intrise di musica che hanno per stampella la poesia, come Javier Girotto degli Aires Tango (sax tenore e soprano) e Natalio Mangalavite (voce, piano e tastiera). Dell’appuntamento fissato per le 21 di stasera al Parco Ca’ Nova di Medicina (in provincia di Bologna), ci anticipa i contenuti il front man degli Avion Travel. Che nel frattempo si gode i clamori del set con Hotspot, Amore senza rete nelle sale dal 6 giugno.

Servillo, l’omaggio a Dalla è consonante con il suo mondo musicale?

"Lo credo e lo spero, è uno spettacolo che si conclude con i cori d’accompagnamento del pubblico, ma va dimostrato ad ogni esibizione. Parte da un’idea nata durante la pandemia, un progetto che riproporrò in estate, rispettandone la scrittura musicale grazie alle folgorazioni improvvisative di jazzisti quali Natalio e Javier, che modulano intrecci con il mondo latino amato da Dalla".

Una selezione che non disdegna le canzoni del sodalizio di Lucio con Roversi.

"Tutt’altro, a cominciare dalla title track L’anno che verrà e L’operaio Gerolamo dall’album Il giorno aveva cinque teste".

La catarsi collettiva, nostra e del pubblico, scivola poi su brani profetici come Non mi basti mai, 4 marzo 1943 e Felicità. Dunque, Lucio indagava il futuro facendo poetica, un po’ come dire che c’è sempre una ragione per ricominciare?

"Sì, suggeriva delle tracce per gli anni a venire. Per esempio annunciando "tre volte il Natale" e "festa tutto l’anno", l’antidoto giusto nei giorni del Covid".

Legami con il mondo di Dalla che datano nel tempo, nel cinema e a teatro, dal Quijote di Cervantes a The Beggar’s Opera.

"Quello più intrigante resta la musica. Da giovane mi sono formato ascoltando Lucio e altri cantautori che vedevano consolidata la forma letteraria delle canzoni, rovistando negli Anni ‘70 del progressive. Il progetto che sfogliamo ne addolcisce certi spigoli".

Un artista abituato alle platee globali può conservare almeno un sogno nel cassetto?

"Uno ce l’ho ed è l’ipotesi di un lavoro tutto mio, ma sono talmente curioso di esplorare quello che fanno gli altri che finisco per trascurare l’almanacco dei cieli agognati. Che così tali restano".