RAIMONDO MONTESI
Cultura e spettacoli

Nel ’Sottosopra’ di Malika Ayane: "Aspetto l’onda, come un surfista"

La cantante domani all’UlisseFest di Ancona. "Non sto mai ferma: non ci sono arte, e vita, senza rischio"

Nel ’Sottosopra’ di Malika Ayane: "Aspetto l’onda, come un surfista"

Nel ’Sottosopra’ di Malika Ayane: "Aspetto l’onda, come un surfista"

È uno degli eventi clou dell’UlisseFest di Ancona, l’evento con cui Lonely Planet celebra il viaggio in tutte le sue declinazioni. Parliamo del concerto di Malika Ayane, che si esibirà domani (ore 21.30) all’Arena sul Mare nel Porto antico. Biglietto 15 euro in vendita su Ticketone. La cantante ha appena pubblicato il nuovo singolo Sottosopra, scritto e composto con Andrea Bonomo e Pacifico.

Ayane, ‘sottosopra’ è una parola dall’accezione negativa. Per lei pare non essere così, vero?

"È una questione di spazio. Non implica giudizi di valore. La intendo come dato spaziale. Io ono una ‘bestia’ iperattiva, e cerco di farmi trovare sempre pronta. Aspetto le cose come il surfista aspetta l’onda. La canzone è nata un giorno a Parigi. Una sola session con Bonomo e Pacifico’".

Un pezzo tutto elettronica e ritmo. Va bene la definizione?

"Musicalmente ha più dimensioni. C’è un riferimento alla new wave nella parte chitarristica, e c’è la prima deep house. La scelta sonora delle parti ritmiche rimanda alla scena contemporanea. Il produttore (Enrico Botta, in arte Estremo, ndr) ha ventisette anni. Non voglio fare la vecchia bacucca, ma il passato è sempre un riferimento. Senza il contrappunto di Bach non avremmo la Motown. È un passato che si lega al futuro".

Lei ama molto cambiare. Sente dentro si sé lo spirito che animava David Bowie, per fare un esempio classico?

"Sono una appassionata di Bowie. Cambiare significa anche rischiare di fare cose discutibili, ma alla fine è come fare un giro e ritornare se stessi. Lo stesso Bowie a fine carriera tornò a lavorare con il suo produttore storico Tony Visconti. Uno come Stevie Wonder ha fatto cose discutibili, ma cambiare per un artista è fondamentale. Non si sarebbe arte senza cambiamento, senza assumersi rischi. Non ci sarebbe vita senza rischio".

È anche vero che non si è mai arrivati, che bisogna continuare sempre a ‘studiare’?

"Sì. Non sono mai ‘ferma’. A volte mi sento meno brillante rispetto al passato. Allora torno a studiare. Se c’è un evento importante prendo lezioni. E canto da quando avevo dieci anni".

Le sue cantanti preferite? Quelle jazz, ad esempio?

"Ho ascoltato molto jazz. Amo Billie Holiday e Nina Simone, per l’emotività che trasmettono. I primi dischi che ho comprato erano quelli di Tom Waits, Janis Joplin, Joni Mitchell. La Mitchell è quella che stimo di più. Faceva dischi con Mingus, dipingeva, se ne fregava di quello che poteva dire la gente".

A proposito, una cantante di successo quando diventa una ‘star’ non rischia di rimanere prigioniera di un’immagine, di uno stereotipo?

"È qualcosa che mi spaventa. è un attimo diventare un’ ‘immaginetta’. Dipende da come ti guardano gli altri, ma io, nella mia autoeducazione, ho sempre cercato di rimanere al livello più basso della scala".

A livello artistico non sembrerebbe...

"Diciamo di no. Per fare un esempio, nel prossimo tour abbiamo come chitarrista un allievo di Robert Fripp. È eccezionale. Sul palco è come se fossimo in diciotto".