Bologna, 11 aprile 2022 - Anche una macchina per tappare le bottiglie di vino può essere un capolavoro, di ingegno e di meccanica. E c’è tanta storia perfino in un granello di sale. Andando a spasso per le nostre regioni, possiamo scoprire piccoli, sorprendenti musei, spesso strani e bizzarri, talvolta unici, che raccontano qualcosa di noi. A Riola di Vergato, sull’Appennino bolognese, ha riaperto il museo internazionale dei tarocchi, fondato da Morena Poltronieri ed Ernesto Fazioli: arcani maggiori e arcani minori, ma anche carte di tutto il mondo con le firme di grandi artisti come Renato Guttuso, Enrico Baj o Robert Place.
Vetri, lattine, ceramiche, orologi accolgono i visitatori al celebre "Museo del quotidiano" di Ettore Guatelli a Ozzano Taro Collecchio (Parma): "Tutti sono capaci di creare un museo con le cose belle – diceva –, più difficile è crearne uno bello con le cose umili". Preziosi oggetti di tutti i giorni, come le trecento macchine imbottigliatrici d’epoca, risalenti perfino al ‘600, che Silvano Perseguiti ha raccolto ed espone a Castelnovo Sotto (Reggio Emilia), oppure le etichette di vino – disegnate anche da Mimmo Rotella o Arnaldo Pomodoro – che possiamo ammirare al museo allestito nelle grotte di Santa Caterina a Cupramontana (Ancona). Piccoli, deliziosi gioielli, come i bottoni di ogni genere – sono più di 13mila – collezionati da Giorgio Gallavotti, appassionato curatore di un delizioso museo a Santarcangelo (Rimini): perfino Papa Francesco gli ha spedito due bottoni dalla sua veste talare.
Ci sono musei che hanno il gusto e il profumo di cose buone. Dolcissime, come al dolcissimo Gelato museum allestito a fianco dell’azienda Carpigiani ad Anzola Emilia, un viaggio nella storia di una delizia tutta italiana con tanto di degustazione finale, oppure più saporite, come al MuSa, l’affascinante Museo del sale di Cervia (Ravenna), allestito nell’antico magazzino ‘Torre’ affacciato sul canale. Mentre al Piccolo museo ProfumAlchemico, nel centro di Modena, Anna Rosa Ferrari ha riunito oltre 250 essenze: c’è perfino quella del profumo dell’aceto balsamico tradizionale, chiamata "Avia Pervia", il motto che compare nel vessillo della città. Nel chiostro dell’abbazia di Lamoli di Borgo Pace (Pesaro Urbino) ci si può immergere nei colori naturali, imparando a riconoscere le piante da cui si ricavano tinte vegetali, come il celebre blu di Piero della Francesca. È invece giallo puro il colore dello zolfo che si è estratto per molti anni dalla miniera di Perticara (Rimini): oggi il sito ospita il suggestivo Museo Sulphur che permette di calarsi davvero nel faticoso lavoro dei minatori.
Chi ama le emozioni forti e vuole conoscere tutto di gogne, flagelli, garrote e straziatoi, può salire all’antica Repubblica di San Marino dove è allestito il Museo della tortura, che si abbina anche al Museo delle creature notturne. Chi invece non si stacca mai dal suo smartphone, sarà curioso di conoscere la storia del telefono al museo di San Marcello (Ancona), con oltre duecento esemplari ancora funzionanti, mentre a Orciano di Pesaro viene ricostruita la storia della corda e del mattone. E – dulcis in fundo – non si può dimenticare il... Museo della merda presso la rocca tardomedievale di Castelbosco (Piacenza): può sembrare uno scherzo e invece è una collezione serissima che – prendendo come simbolo lo scarabeo stercorario, sacro agli Egizi – dimostra come lo sterco e i rifiuti possano essere riciclati e rinascere in cose nuove, perfino oggetti d’arte e di design. Del resto, lo sentenziava già Lavoisier, "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma": anche ‘quella’.