BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

Mattia Trani, console ’Galactica’: "Di notte faccio ballare la Riviera"

Il dj e produttore bolognese domani sera a Rimini. "Ho trovato l’ispirazione al Cocoricò, a 16 anni"

Trentadue anni, da quasi dieci resident al Cocoricò, dj e produttore discografico con una passione per la techno e un’eredità fortissima da portare in console: Mattia Trani, bolognese, percorre le strade della musica e della notte con quel tocco magico che già era di Marco Trani, suo padre. E se Marco-pioniere del funk e della disco music, maestro di house e di missaggio e firma del Pascià di Riccione è mancato nel 2013 a 53 anni, Mattia, cresciuto tra i dischi, ha imparato tutto quel che poteva, non c’è dubbio, ed è diventato anche musicista studiando piano, forgiando poi il suo stile. Un artista precocissimo – hanno detto di lui: "The Italian future of techno" – che sentiremo domani in occasione del Riviera Galactica, il festival ideato da Cocoricò (qui si tiene la parte deep night) che riunisce i più importanti dj internazionali e che lo vedrà nei set dalle 17.30 all’una, alla Rimini Beach Arena.

Mattia Trani, da quasi dieci anni resident del Cocorico, eppure lei è giovanissimo.

"Ho iniziato a frequentare la notte molto presto, mi affascinavano la club culture, la house, la techno, già a 16 anni mixavo, ma parallelamente studiavo il piano. Mio padre guardava da lontano, ma non mi ha mai obbligato a far nulla o a non fare. La mia carriera è cominciata però quando lui è mancato, si è parlato parecchio della sua scomparsa e in molti hanno messo gli occhi su di me. A quel punto avevo già appreso parecchie cose, avevo già fatto serate al Link o al Kindergarten di Bologna, lo seguivo nelle stagioni in Sardegna, suonavo nei piccoli club, da subito la techno– quella di Detroit, non spinta come adesso – e ancora coi vinili. Ma è stato il mio primo ingresso al Cocoricò ad aprirmi la mente, avevo 16 anni".

Cos’è successo?

"Ho ascoltato la techno più spinta, fu una grande ispirazione. Poi arrivò la chiamata del Cocoricò, nel 2013 e 2014 ho suonato nella sala più piccola e nel 2015 sono passato alla piramide. Sono stato il primo giovane-giovane e resident più longevo. Il fascino e il romanticismo che mi stimola il Cocoricò è unico, ho un sacco di ricordi, dalla pista quando ero ragazzino alla console, è magnifico".

I suoi maestri?

"Jeff Mills, Robert Hood, Derrick May, Juan Atkins, techno old school, poi Richie Hawthin, Sven Väth, la scena inglese con Luke Slater e Ben Sims con cui ho anche collaborato: mi hanno spinto a creare la mia etichetta discografica Pushmaster Discs nel 2011. A oggi ho fatto circa 40 uscite, di cui trenta in vinile. E grazie all’etichetta già a quel tempo ero arrivato al Tresor di Berlino. Sono un dj, ma conosciuto per il live set, come performer, dove suono con le macchine".

Lei è anche conosciuto per i suoi capelli sempre colorati!

"Il look è fondamentale. Dalla pandemia in poi, con l’avvento dei social sempre più massiccio e il mondo che va velocissimo, l’essere un carachter coi capelli colorati, i tatuaggi, gli occhiali futuristici, l’attitude cyberpunk, con addosso i brand di alta moda, è molto incisivo. Il primo capello arcobaleno molto Lgbt l’ho fatto nel 2022 con Orea Malià: la gente è impazzita".