STEFANO MARCHETTI
Cultura e spettacoli

Le sorelle Labèque, ’Enfants terribles’

Le due pianiste domenica a Carpi per un concerto-evento, con dedica a Philip Glass. "Noi, indipendenti e rivoluzionarie"

Katia e Marielle Labèque, sorelle di vita e di pianoforte, sono francesi ma vivono da anni in Italia

Katia e Marielle Labèque, sorelle di vita e di pianoforte, sono francesi ma vivono da anni in Italia

"Philip Glass per noi è il più grande compositore americano vivente. Ma prima di tutto è un amico speciale: nella sua musica c’è una magia indescrivibile, la delicatezza del minimalismo ma anche spettacolari voli lirici. La sua è una scrittura davvero romantica", dicono Katia e Marielle Labèque, sorelle di vita e di pianoforte, il più celebre duo pianistico con una carriera ormai decennale sui palcoscenici più luminosi. Le due pianiste francesi si sono sempre distinte per il desiderio di esplorare anche repertori poco frequentati, in un’inestinguibile curiosità intellettuale che spazia dal barocco a Luciano Berio. E in questa ricerca non potevano non incontrare Philip Glass, maestro di affascinanti territori musicali contemporanei. A lui sarà dedicato in particolare il concerto esclusivo che Katia e Marielle Labèque terranno domenica 16 marzo alle 17 al teatro Comunale di Carpi (Modena). Eseguiranno infatti anche Les enfants terribles, versione per due pianoforti dell’opera che Glass ha composto nel 1996, ispirandosi al racconto e al film di Jean Cocteau (Katia e Marielle l’hanno anche incisa in un acclamato album Deutsche Grammophon), e la affiancheranno alle Épigraphes antiques di Debussy e alla versione originale per due pianoforti di Ma mère l’Oye di Ravel.

Come avete pensato questo programma? "Ci è piaciuto mostrare le affinità di Philip con la musica francese: Glass ha studiato con Nadia Boulanger, ha vissuto a Parigi, e in lui si ritrovano i colori anche impressionisti di Debussy".

Davvero Glass si può definire romantico? "Per noi sì. I compositori romantici hanno scritto quasi nulla per due pianoforti: Chopin ci ha lasciato un piccolo scherzo, Liszt ha effettuato trascrizioni ma non ha composto brani originali. Quella di Glass è musica moderna ma al contempo lirica: chi ascolta può sognare, può immaginare e questo corrisponde molto alla nostra epoca, che non è così fredda come si pensa".

Nella vostra carriera avete sempre percorso anche strade inconsuete... "E ci piace poterlo fare. Per noi è importante poter andare sempre avanti e portare al pubblico qualcosa di nuovo, anche musiche che magari non si conoscono ancora. Quando abbiamo iniziato a suonare la musica di Glass, nel 2011, pochi erano al corrente del suo stile, ma accadde così anche quando cominciammo a proporre Gershwin: abbiamo incontrato anche resistenze, diffidenze, alcuni teatri non accettavano queste proposte. Oggi si fa ovunque".

Vi sentite ‘enfants terribles’? "Non nel senso della storia narrata da Cocteau: quella è una vicenda tremenda e tragica. Siamo ‘enfants terribles’ nell’accezione comune, ovvero persone indipendenti, capaci di fare scelte anche rivoluzionarie. Abbiamo sempre scelto noi le musiche che volevamo suonare, senza imposizioni".

Ma andate sempre d’accordo fra sorelle? "Sulle scelte musicali sì, sempre. Per esempio siamo d’accordo sul fatto che non ci piace suonare Rachmaninov perché nelle sue composizioni per due pianoforti ogni strumento fa la stessa cosa dell’altro. Ci interessano di più la scrittura di Stravinskij, il suo Concerto per due pianoforti del 1935, o appunto la musica di Glass dove davvero i due pianoforti dialogano, si rispondono, non suonano la stessa melodia insieme. Nella vita di tutti i giorni, certo, a volte discutiamo: possiamo non essere d’accordo sui viaggi, sul cibo, sui libri o sul cinema. La contraddizione mantiene vivi: se fossimo sempre in sintonia su tutto, sarebbe piuttosto noioso".

Insieme avete anche iniziato... "Abbiamo avuto due genitori straordinari che ci hanno permesso di coltivare il nostro desiderio di fare musica. Non era facile per due ragazzine di 11 e 13 anni partire da un paese della Costa Basca per andare a studiare a Parigi: mamma e papà ci hanno sempre incoraggiato e sostenuto, oltre ad aiutarci nelle scelte".

...e insieme avete anche scelto di abitare in Italia. "Oh sì, già dal 1992, prima a Firenze, poi dal 2004 a Roma. Del resto in noi ci sono radici italiane: la nostra mamma Ada Cecchi era di Torre del Lago, in Toscana. E siamo state sempre legate alle città italiane, più che a Parigi. Per noi l’Italia è casa".