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La parola che sconfigge i mostri e fa tacere le armi

Il potere delle parole contro la violenza: l'incontro a Bologna tra Dionigi e Zuppi per riflettere sul ruolo della parola nella società contemporanea e sulle sfide della comunicazione nel mondo odierno.

La parola che sconfigge i mostri e fa tacere le armi

Il potere delle parole contro la violenza: l'incontro a Bologna tra Dionigi e Zuppi per riflettere sul ruolo della parola nella società contemporanea e sulle sfide della comunicazione nel mondo odierno.

’Con le parole non con le armi’. "È Lucrezio che ce lo dice – spiega Ivano Dionigi, professore emerito dell’Alma Mater di cui è stato anche rettore –. Diceva che Epicuro con le parole ha sconfitto i nostri mostri interiori, la cupidigia, la brama di potere, mentre invece Ercole con armi e clava uccideva i mostri concreti. La differenza è tutta lì". E ’Con le parole non con le armi’ è il tema dell’incontro di questa sera alle 21 al salone Bolognini del Centro San Domenico di Bologna, una tradizione della città per far incontrare ’i saperi’, religiosi o laici. In questo caso, accanto a Dionigi ci sarà il cardinale Matteo Zuppi (ingresso libero, prenotazione consigliata a: centrosandomenicobo@gmail.com).

"È ovvio – prosegue lo studioso – che il riferimento è alla guerra, alle guerre di questi giorni. Per questo, attraverso le fonti classiche, come Tucidide e Cicerone, vorrei analizzare il ruolo profondo della parola: che è sempre duplice, c’è una parola che salva, e una che fa scoppiare i conflitti. In greco del resto ’pharmakon’ è sia medicina che veleno. Può tutto, nel bene e nel male".

Dal senso della parola al governo delle civiltà per Dionigi il passo è breve: "Il dubbio è antico. Già Cicerone si interrogava sul ruolo della politica. Se le città sono governate dagli ’eloquentes’, etici e sapienti, tutto funziona: se il potere è in mano ai demagoghi è un disastro. Oggi – riflette – la parola che cura non gode di ottima salute... Eppure il fondamento di tutto è questo. Logos e Polis sono alla base di ogni civiltà".

Il malessere dei nostri tempi sembra però aver subito un’accelerazione recente.

"Il Covid ha certamente dato una spinta all’isolamento. E anche le parole hanno cambiato senso: il sociale ha perso una ’e’ ed è diventato social... Una trasformazione semplice ma profonda. Oggi siamo tutti soli".

Soli ma, verrebbe da dire, annegati in un mare di parole.

"Di parole se ne sentono anche troppe, ma sono vocaboli che tutti usano, abusano, calpestano. Sono chiacchiere vuote. Come dice il Qoelet ’parole logore e cadaveriche’ che hanno perso senso e verità. Stiamo truccando le parole, affidandoci a infuencer che occupano gli schermi. Nell’era della comunicazione comprendiamo sempre di meno, con una politica che dà il peggio di sè e che dimentica che le guerre si iniziano sempre con le parole prima che con le armi".

In questo panorama esiste una soluzione?

"Credo nella scuola e nei giovani, unica speranza. Per capire bisogna andare alle cause. In latino capire è ’intelligere’, cioè leggere, cogliere la profondità e le relazioni. Ma oggi chi ne è capace? Chi ha una parola nuova?".

Martina Spaggiari