ENRICO BARBETTI
Cultura e spettacoli

"La mia vita tra le nuvole". Luca Mazzoleni si racconta con un libro e un film

L’autobiografia dell’alpinista, custode del più alto rifugio dell’Appennino "’Chi apre serra’ non è una frase ma un modo di prendersi cura degli altri".

L’autobiografia dell’alpinista, custode del più alto rifugio dell’Appennino "’Chi apre serra’ non è una frase ma un modo di prendersi cura degli altri".

L’autobiografia dell’alpinista, custode del più alto rifugio dell’Appennino "’Chi apre serra’ non è una frase ma un modo di prendersi cura degli altri".

Più che un titolo, ‘Chi apre serra’ è una filosofia di vita. E non è un caso che le stesse tre parole racchiudano il senso del documentario girato nel 2023 da Andrea Frenguelli e dell’autobiografia di Luca Mazzoleni, appena uscita per la casa editrice Ricerche&Redazioni con la prefazione di Stefano Ardito. Sarà lo stessso autore a spiegarne il significato nell’incontro in programma martedì 4 febbraio alle 21 alle sede del Cai di Modena, in via IV Novembre 40 (unica data in Emilia-Romagna e Marche). Mazzoleni, protagonista del video che verrà proiettato prima della presentazione del suo libro, è il decano dei rifugisti dell’Appennino. Romano, classe 1963, gestisce dal 1988 il più elevato avamposto umano sul Gran Sasso, il Rifugio Franchetti, costruito a 2433 metri fra il Corno Grande e il Corno Piccolo, con vista sul mare Adriatico. Autore di una monumentale guida scialpinistica, Mazzoleni è alpinista, soccorritore e punto di riferimento per tutti quelli che si avicinano al tetto dell’Appennino.

Cosa significa ‘Chi apre serra’?

"È una frase incisa nella roccia sulla porta del locale invernale del Rifugio Garibaldi, al Gran Sasso, da fine ‘800: significa che chi apre la porta per entrare, quando se ne va la deve richiudere, altrimenti chi arriva dopo per cercare magari riparo da una bufera troverà tutto sottosopra. Mi piaceva il concetto, quindi l’ho fatta incidere su una tavola di legno che ho fissato sopra la porta del Franchetti. Significa che tutti devono prendersi cura di un rifugio, anche incustodito, anche nella stagione invernale, perché non può essere sempre e solo il gestore a prendersene cura".

Dopo oltre 40 anni passati nei rifugi del Gran Sasso, non le viene mai voglia di ‘serrare’ il rifugio un’ultima volta e cambiare prospettiva?

"Penso che prima o poi andrò in pensione dal Franchetti, certo, non so se ci sarà altro dopo, ma in ogni caso sarà una scelta po’ meno impegnativa".

Qual è stato il momento più difficile di questi 36 anni a 2433 metri?

"Momenti difficili ce ne sono stati diversi, che sono i momenti difficili di tutta una vita. Alcuni anche drammatici, come qualche intervento di soccorso che racconto nel libro e un paio di volte che sono stato male mentre ero su. Ma di momenti difficili nel rifugio ce ne sono sempre e bisogna superarli, al Franchetti le stagioni sono sempre intense: per lavoro, per soccorso e perfino per i terremoti, come quello di Amatrice del 2016: fu un brutto risveglio in piena notte, con pareti che franavano davanti a noi".

Domenica Roccaraso è stata presa d’assalto da 10mila turisti caciaroni e incivili. Dagli anni ‘80 ad oggi, i frequentatori della montagna sono cambiati in peggio o questi sono solo discorsi da bar?

"Questa è un’affermazione forse un po’ snob. Secondo me non sono cambiati in peggio: nei primi anni che stavo al Franchetti fuori lascivano rifiuti di ogni genere e io riempivo ogni giorno sacchi di immondizia che poi dovevo portare giù a spalla, oggi che c’è il triplo di persone non è più così, anche se qualche imbecille si trova sempre. In proporzione al numero di frequentatori anche gli incidenti non sono aumentati, se c’è qualche sprovveduto in più è perché c’è tanta più gente".

Qual è il momento della sua giornata al Franchetti che le fa pensare ‘non cambierei questo con nulla al mondo’?

"Sicuramente il mattino presto. Io mi alzo prima di tutti, verso le 5, scendo in cucina, metto giù il caffè e lo bevo da solo, nel silenzio: l’alba sul mare Adriatico è semplicemente spettacolare. Quello è il momento a cui mi dispiacerà di rinunciare".