LORENZO MONACHESI
Cultura e spettacoli

La memoria di Carolyn Carlson: "Vi porto nella stanza dei ricordi"

La coreografa giovedì propone con Tero Saarinen a Civitanova, in anteprima assoluta, il suo ’Room 7’

La memoria di Carolyn Carlson: "Vi porto nella stanza dei ricordi"

La memoria di Carolyn Carlson: "Vi porto nella stanza dei ricordi"

"Quando si va indietro nella memoria si incontrano ricordi, Tero ed io parliamo spesso di viaggi". Carolyn Carlson spiega quale sia stata la scintilla del suo ultimo lavoro Room 7 per Tero Saarinen che sarà presentato in anteprima assoluta alle 21.30 di giovedì al teatro Rossini per il Festival Civitanova Danza. "Room 7 – spiega la nota coreografa – è una stanza della memoria, ma la si può trovare anche negli alberghi dove alloggiamo. Quando ci si incontra con i ricordi si è soli. In questa nuova creazione Tero parla ad un amico immaginario. Nel ricordo mettiamo sempre in scena personaggi invisibili, come spettacoli, lì ci sono stanze, ci sono ricordi".

Carlson, una coreografia può essere considerata come un vestito, nel senso che è confezionato per le caratteristiche di chi andrà sul palco?

"Sì, il vestito lo confeziono su chi esegue la coreografia, ma, aspetto ancora più importante, io creo insieme con Tero. I suoi ricordi, la sua intuizione, le sue visioni sono presenti nel pezzo quanto le mie. La sua percezione è fondamentale. Lui lascia tracce nello spazio. Ci sono artisti e ci sono professionisti. Tero è un artista".

Qual è il suo stato d’animo all’avvicinarsi della prima assoluta?

"Per quanto mi riguarda io non voglio mettere una cornice al mio lavoro. Definirlo ora sarebbe incorniciarlo, fissarlo. La percezione del pubblico è importante quanto la mia".

Il poeta scrive dei versi sulla carta, lei con le sue opere li tratteggia nello spazio grazie ai danzatori: quale deve essere l’atteggiamento dello spettatore per lasciarsi andare a quei movimenti e sentire di farne parte?

"Io effettivamente non racconto storie, lavoro con poesia, con strutture aperte. Spiegare un pezzo blocca l’immaginazione dello spettatore e gli impedisce di restare aperto, di lasciarsi toccare da ciò a cui assiste".

Quali caratteristiche hanno i brani musicali sui quali Saarinen si muoverà a Civitanova?

"La musica sostiene l’idea del pezzo. L’orecchio e l’occhio creano insieme uno spazio nel quale si muovono idee e percezione. In questo caso la musica è ’a family affair’, una cosa fatta in famiglia: mio figlio Alexi e suo padre René (Aubry) sono i compositori. Angry Bird di Aubry è un personaggio che ha troppe cose nella mente. Tutti noi oggi abbiamo troppa informazione, troppi stimoli. Ci perdiamo nel mondo ordinario e ci dimentichiamo dello straordinario. Il brano è sui ricordi".

Questo spettacolo è nel cartellone del festival di Enrico Cecchetti, lei ha conosciuto i suoi metodi?

"Nella mia formazione Cecchetti è stato fondamentale. Ho studiato con una maestra francese dei Ballets Russes in California e usava il metodo Cecchetti. Lui lavorava con lo spazio oltre che con il corpo. Si solleva un braccio e come se fosse collegato con un filo invisibile da quel gesto si apre il petto… Uno dei miei danzatori mi disse: tu non insegni dei passi, tu dai ai danzatori una via".