Se ne andò, all’età di cent’anni, la Vigilia di Natale di dieci anni fa Giovanni Bersani, personaggio bolognese che per settant’anni dedicò in modo totale la propria vita all’impegno politico e sociale per una maggiore giustizia tra i popoli, per l’affermazione della dignità di ciascuno attraverso appropriate forme di cooperazione democratica e di crescita culturale, in un mai deposto sforzo perché si affermasse la pace anche nei contesti più complessi del pianeta. Un cittadino del mondo che tuttavia fu particolarmente attento alla sua Bologna, dove oggi operano nel suo nome diverse realtà da lui create. Ebbi la fortuna di conoscerlo quando avevo 25 anni io e lui 65: mai avrei detto che avrei collaborato con lui, vero maestro di vita, per oltre 30 anni ancora. Nel 2010 il Resto del Carlino si fece promotore della candidatura di Giovanni Bersani al premio Nobel per la Pace e ciò lo indusse a ricordare, con una sorta di concreto testamento spirituale, le diverse iniziative da lui assunte per la pace in diverse parti del mondo, in quella che fu la sua ultima pubblicazione, scritta all’età di 98 anni: Adesso per la pace e la libertà attraverso i cinque continenti (1943-2012). Il libro inizia così: “Dai primi giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943 è iniziato un impegno che è arrivato fino a questi giorni, inizio dell’anno 2012, e tende per ora a continuare finché le forze, sempre più declinanti, lo consentiranno.” Lasciato l’impegno parlamentare e gli incarichi istituzionale nel 1989, riprese, come lui stesso dice, il suo impegno di volontario civile, mettendo in gioco a livello mondiale la propria autorevolezza e saggezza presso Capi di Stato e rappresentanti della società civile ove si trovassero compromesse la pace e la libertà. Continuo fu il suo impegno concreto nella cooperazione internazionale allo sviluppo, realizzato in particolare attraverso il CEFA, ONG da lui fondata nel 1972 e tuttora operante con progetti di sviluppo sostenibile in paesi tra i più poveri del mondo, progetti rivolti al raggiungimento dal basso di una piena autonomia della comunità locale.
Uomo di profonda fede cristiana, vissuta in totale coerenza e senza mai ostentazione, possiamo dire che prese davvero sul serio, dedicandovi in modo totale ed esclusivo la propria intelligenza e le proprie singolari energie, le parole di Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace. …. La questione sociale è diventata mondiale”.
Bologna vedrà nel corso del nuovo anno una serie di iniziative, già avviate nel 2024, per ricordare la figura di Bersani e attualizzare il suo pensiero. Il 25 gennaio si celebrerà un importante convegno a Palazzo d’Accursio, a cui seguirà a maggio una mostra fotografico-documentale; verrà poi collocata una scultura in marmo raffigurante la sua persona nel parco pubblico, a lui intitolato, in via della Liberazione a Bologna. Nel frattempo, una classe del Liceo classico Minghettti di Bologna, frequentato a suo tempo da Bersani, è impegnata in un interessante progetto didattico (Giovanni Bersani: un minghettiano come noi) che impegna gli studenti in una ricerca sulla vita e sul pensiero di Bersani, lavoro che si concluderà con una pubblicazione presentata alla cittadinanza.
Dalla sua vita proviene un esempio che il mondo politico oggi forse fatica a cogliere, tanto è alto e lontano dalla odierna diffusa consuetudine.
di Francesco Tosi, presidente della Fondazione Bersani