Il cuore antico di Rimini inizia a battere proprio dall’arco d’Augusto, dall’ingresso principale della provincia romana fondata nel 286 a.C. Una storia millenaria che parte all’ombra di una grossa porta, il biglietto da visita che segna la fine della via Flaminia aprendosi sull’antico decumano massimo, l’attuale corso d’Augusto. "L’arco fu costruito in onore proprio dell’imperatore Augusto dopo che ristrutturò la via Emilia". Inizia così Michela Cesarini di Discover Rimini, guida turistica della Rimini di epoca romana e storica dell’arte. Nobili, mercanti, plebei e soldati: chiunque avesse voluto passeggiare per le strade di Ariminum doveva fare prima i conti con la sua maestosa porta d’ingresso, una testimonianza della forza dell’Impero e dell’importanza della città.
"Oggi l’arco si trova isolato ma un tempo era inserito nelle mura cittadine – continua Cesarini –. Aveva uno scopo commemorativo e di propaganda: con la figura del toro posta al di sopra dell’arco ricordava a tutti i viandanti la potenza di Roma e attraverso un’incisione in latino onorava la figura di Augusto".
Come qualsiasi pellegrino che sostava ad Ariminum anche il nostro cammino continua attraversando il decumano massimo, la strada che si inseriva nel foro della città, il centro politico e commerciale della provincia, oggi piazza Tre Martiri. "Qui vi passò Giulio Cesare – riprende la storica –. Un luogo estremamente importante per la vita dei cittadini, in esso si intersecavano il decumano e il cardo e quest’ultimo portava alla seconda porta di Ariminum".
Sul lato mare sorgeva la basilica in cui si amministravano giustizia e affari, mentre a nord il teatro di epoca augustea. Ariminum era anche la casa di circa 6000 famiglie, stabilite nelle varie della città, come quella del chirurgo, nell’attuale piazza Ferrari a due passi dal foro.
"Un luogo affascinante, proprio fuori dal museo della città, testimonianza delle usanze e della vita di un vero e proprio dottore di età romana". Quella in piazza Ferrari è infatti lo studio e la casa di Eutyches, un chirurgo che proprio qui accoglieva i suoi pazienti. Grazie a numerosi affreschi e incisioni sui muri della taberna medica gli archeologi sono riusciti a ricavare molto della vita del medico, ad esempio il suo nome e la sua origine che si presume fosse greca. Medico militare, nella domus aveva più di centocinquanta utensili chirurgici, oggi conservati nel museo poco distante.
Il cammino nella storia romana di Rimini non può che continuare fino alla porta Montanara, costruita nel primo secolo a.C. dopo la guerra civile di Silla.
"Il suo scopo era quello di fortificare la città dopo il saccheggio dell’esercito di Silla – continua Cesarini –. Negli anni la porta venne murata fino alla seconda guerra mondiale quando dopo un bombardamento rivide la luce". Dulcis in fundo il ponte di Tiberio: "Mi piace terminare ogni visita qui – conclude la titolare di Discover Rimini –. Dalla maestosa opera del 21 d.C. che congiunge le due sponde del fiume Marecchia, una meraviglia che negli anni ha resistito a bombardamenti e terremoti. È un luogo caro ai riminesi, tanto che insieme all’arco d’Augusto è uno dei simboli della città".