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Il maitre delle superstar si racconta: "Chaplin? Beveva gin di nascosto"

Cesenatico, Adamo Guidi svela i segreti dei vip: "I Beatles erano gran ‘casinari’, ma quanta simpatia"

Cesenatico, Adamo Guidi svela i segreti dei vip: "I Beatles erano gran ‘casinari’, ma quanta simpatia"

Cesenatico, Adamo Guidi svela i segreti dei vip: "I Beatles erano gran ‘casinari’, ma quanta simpatia"

di Giacomo Mascellani

Un albergatore storico della riviera è il custode di molti segreti dei vip. È Adamo Guidi, 82 anni, il quale fece la sua prima esperienza lavorativa in Svizzera nel 1960 e a Stoccarda, in Germania, all’Hotel Schloßgarten nel 1969, conobbe la sua futura moglie e compagna di vita Angelika, che ha sposato a Londra nel 1971. L’imprenditore gestisce l’Hotel Imperiale di Cesenatico e, anche in momenti difficili, riesce a portare flotte di turisti in riviera.

Guidi, quanto è stato importante lavorare all’estero?

"Tantissimo, lavorare in Germania, Svizzera e Inghilterra mi ha consentito di conoscere le lingue straniere e di capire cosa vogliono i turisti stranieri da noi italiani".

In Inghilterra ha forse i ricordi più importanti.

"Ero giovane e ho fatto il commis – chef de rang e il restaurant manager al Savoy Hotel e allo Sheraton Hotel. Nel ‘70 al Savoy eravamo 700 dipendenti, tre per cliente: da lì ho fatto carriera".

Lei è uno dei pochi albergatori romagnoli ad aver conosciuto Charlie Chaplin.

"Chaplin era una persona e un artista unico, ma nel privato era semplice e molto gentile. Beveva volentieri del gin, ma sua moglie non voleva, così quando arrivava, di nascosto gli sciacquavo il bicchiere e gli mettevo l’acqua tonica: sono piccoli segreti che adesso posso raccontare".

All’epoca al Savoy non potevano entrare nemmeno i Beatles.

"I Beatles hanno avuto la possibilità di entrare al Savoy soltanto quando sono stati insigniti del titolo di Baronetto. Erano simpatici, un po’ casinari, ma non cafoni, confondevano il giorno con la notte, a pensare alle loro stanze mi viene ancora da ridere".

Quando è tornato in Italia dove ha lavorato?

"Sono stato a Madonna di Campiglio, a Rimini, al Grand Hotel di Riccione e poi a Cesenatico dove nel ’92 ho acquistato l’Hotel Imperiale".

In certi ambienti lo Champagne scorre a fiumi.

"È un altro mondo, fatto di gente che paga conti a quattro zeri senza battere ciglio, con il conto che deve essere recapitato in ufficio, a casa, oppure in altra sede, a seconda delle persone con cui si presenta l’ospite".

Qualcuno però quei conti li voleva vedere bene.

"Un imprenditore ebreo di alto rango un giorno mi disse che lui e le persone in sua compagnia avrebbero pasteggiato a Kristal. Alla fine ci chiese di vedere i vuoti, erano 22, lui pensava di consumarne 15 bottiglie e io gli dissi in maniera simpatica che gli ospiti erano interessati ai suoi discorsi, ma apprezzavano molto anche il Kristal".

Lei lavora parecchio con i turisti stranieri, come ci riesce?

"Quando il mio hotel è chiuso, vado in Germania, organizzo manifestazioni enogastronomiche, incontro i clienti privati, tengo rapporti con agenzie e tour operator. Ospito anche molti inglesi e ungheresi".

Come è cambiato il rapporto con i vacanzieri dal ‘60 a oggi?

"Una volta se conquistavi un cliente era fidelizzato, mentre oggi si affezionano di meno, cambiano spesso località: c’è molta concorrenza. Bisogna saper dare tanta romagnolità, ma in chiave più moderna".